///Vangelo e commento di Don Luigi Maria Epicoco///
Dal Vangelo secondo Marco
Mc 10,13-16
In quel tempo, presentavano a Gesù dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono.
Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso».
E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, ponendo le mani su di loro.
Parola del Signore.
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Commento al Vangelo Mc 10, 13-16
Il vangelo di oggi inizia con una processione di bambini che i discepoli non riescono ad arginare con i loro rimproveri. All’epoca di Gesù la sensibilità che accompagnava un bambino non era quello della tenerezza ma del fastidio, delle persone di serie B. Essere bambino significava essere ultimo. Ma Gesù dice:
“«Lasciate che i bambini vengano a me, perché di questi è il regno dei cieli». E dopo avere imposto loro le mani, se ne partì”.
Un bambino solitamente usa lo stupore non il possesso. Gli adulti cercano sempre un utile nelle cose, i bambini invece godono delle cose punto e basta.
Gli adulti perdono tanto tempo a commentare le proprie cadute, i bambini invece si rialzano.
Gli adulti cercano rassicurazioni prima di fare qualcosa, i bambini invece sono ostinati e rischiano. Questo significa farsi piccoli.
Ma farsi piccoli significa anche accettare di perdersi e di essere ritrovati. Accettare di sbagliare e lasciarsi portare sulle spalle dalla misericordia. Farsi piccoli significa accettare di perdonarsi. Magari Dio ci perdona ma siamo noi a non accettare di aver sbagliato. Un bambino non ragionerebbe mai così, per questo vive meglio.
Dovremmo allora imparare la lezione che ci viene dai bambini, non tanto nell’essere sprovveduti nel modo di vivere, o ingenui, ma nella capacità di essere semplici, cioè di saper puntare tutto sull’essenziale, su ciò che conta e non su ciò a cui noi diamo solitamente importanza perché preoccupati del giudizio degli altri, di noi stessi e molto spesso di quello di Dio.
Non si fa molta strada quando ci si sente addosso uno sguardo di giudizio. È la fiducia, la benevolenza, che tira fuori i capolavori. I bambini sanno far tesoro di questo sguardo. Ciò li rende capaci del regno di Dio più di tutti gli altri.
Quando invece veniamo presi dal delirio dell’autosufficienza, della presunzione, della superbia, allora è davvero difficile capire la logica del regno e men che meno entrarci, perché in certe cose bisogna imparare l’arte di andare in punta di piedi.
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Santo del giorno: San Beda il Venerabile – Presbitero e dottore della Chiesa