///Vangelo e commento di Don Luigi Maria Epicoco///
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6,37-40
In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».
Parola del Signore.
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Commento al Vangelo Gv 6, 37-40
La morte è una certezza che non fa distinzioni di credo, di razza, di convinzioni. Ogni uomo e ogni donna sa che deve passare attraverso l’esperienza della morte. Quando ne diventiamo consapevoli abbiamo due opzioni: o disperarci, o domandarci come sia possibile che una cosa che faccia parte così strutturalmente della nostra natura umana si scontri con un desiderio infinito di vita e di eternità che ci portiamo nel cuore.
Ma questa riflessione non nasce quasi mai in astratto, ma in un momento preciso della nostra vita, e cioè quando facciamo l’esperienza di perdere qualcuno che amiamo. La morte delle persone che amiamo fa nascere in noi il grande interrogativo sul perché della morte.
La Chiesa ci fa ricordare in questo giorno tutti i nostri cari defunti, dopo averci ricordato ieri il destino a cui tutti siamo chiamati. Siamo nati per la vita, non per la morte.
Tutte le volte che amiamo facciamo un po’ l’esperienza dell’eternità perché ci accorgiamo che l’amore ha la capacità di dare significato a ogni cosa. L’assenza dell’amore invece ci fa sperimentare la morte. Quando pensiamo alla risurrezione di Cristo, dovremmo avere chiaro che essa rappresenta un amore talmente concreto, e talmente affidabile e certo, che ha il potere di salvarci dalla morte. Solo chi è amato può permettersi anche di morire perché l’amore impedisce sempre alla morte di avere l’ultima parola.
In questo senso il dolore che proviamo per il distacco fisico con qualcuno non deve mai far diminuire l’amore, perché quell’amore argina la morte dal pronunciare un’ultima definitiva parola su di lui. Ma anche se qualcuno di noi se ne dimenticasse, ecco sentirci rivolte le parole indelebili di Gesù. “Io non ti dimenticherò mai”.
Siamo salvi perché siamo amati, la morte non può farci nulla.
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Santo del giorno: Commemorazione di tutti i fedeli defunti