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Via Crucis III venerdì di Quaresima

VIA CRUCIS CON SAN GIUSEPPE

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. 

Amen.

PRIMA STAZIONE: Gesù è condannato a morte. 

 Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo:

perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.

Dal Vangelo secondo Marco (Mc. 15, 10-15) «[Pilato] sapeva che i sommi sacerdoti gli avevano consegnato [Gesù] per invidia. Ma i sommi sacerdoti sobillarono la folla perché egli rilasciasse loro piuttosto Barabba. Pilato replicò: “Che farò dunque di quello che voi chiamate il re dei Giudei?”. Ed essi di nuovo gridarono: “Crocifiggilo!”. Ma Pilato diceva loro: “Che male ha fatto?”. Allora essi gridarono più forte: “Crocifiggilo!”. E Pilato, volendo dar soddisfazione alla moltitudine, rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso».

I testi biblici relativi a Giuseppe, lo sposo di Maria e padre legale di Gesù, sono piuttosto scarsi. Scavando con attenzione nei dati neotestamentari, emerge una figura interessante. L’evangelista Marco non parla mai di Giuseppe, ma si limita a riportare quanto dicono i nazareni, allorché affermano che Gesù è il figlio di Maria, e che fa il carpentiere. È invece da Matteo e da Luca che conosciamo il nome del padre legale di Gesù e sposo di Maria. Gesù quindi è strettamente legato alla figura di San Giuseppe e alla sua attività lavorativa, al punto tale da essere definito il figlio del carpentiere, dell’artigiano, del falegname.

Chiediamo a San Giuseppe di riscoprire la nostra identità di figli di Dio, vivendo in profondità i nostri impegni battesimali.

Preghiamo: Signore, Tu l’innocente, noi i rei e i peccatori. Tu in croce e noi liberi di continuare a fare il male e a rincorrere verità e giustizia per tutti noi, incapaci di uscire dal buio e dalle tenebre dell’errore. Amen.

 Santa Madre, deh, voi fate che le piaghe del Signore, siano impresse nel mio cuore.

SECONDA STAZIONE: Gesù è caricato della croce. 

Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo:

perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 10,16-20) «Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la coorte. Lo rivestirono di porpora e, dopo aver intrecciato una corona di spine, gliela misero sul capo. Cominciarono poi a salutarlo: “Salve, re dei Giudei!”. E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano a lui. Dopo averlo schernito, lo spogliarono della porpora e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo».

Circa l’attività di Giuseppe, San Matteo (v.13, 55) definisce Gesù come “il figlio del carpentiere”, cioè il figlio di colui che provvedeva alle realizzazione delle strutture in legno necessarie all’edilizia. Ciò significa che Gesù ha imparato il mestiere da Giuseppe e ne deve aver rilevato l’attività alla sua morte. La piccola famiglia di Nazareth presenta quindi una condizione economica dignitosa, ma non agitata. Tale condizione permette a Giuseppe e a Maria, di recarsi ogni anno in pellegrinaggio a Gerusalemme, affrontando le spese del viaggio. Esattamente in quella Gerusalemme, dove Gesù resta ad insegnare nel Tempio, ai dottori della legge, ma anche nella quale Gesù entrerà per l’ultima volta per essere condannato a morte, messo in croce e morto sul Calvario.

Chiediamo a San Giuseppe in questo nostro viaggio spirituale con Gesù al Calvario di svolgere con zelo il nostro lavoro apostolico e di qualsiasi altro genere, a favore della Chiesa e dell’umanità.

Preghiamo: Gesù, donaci la forza di saper accettare le nostre croci e di guardare con grande rispetto ed attenzione alle croci dei nostri fratelli, che, molto frequentemente, sono più dure e pesanti delle nostre. Amen.

Santa Madre, deh, voi fate che le piaghe del Signore, siano impresse nel mio cuore.

TERZA STAZIONE: Gesù cade per la prima volta. 

 Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo:

perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.

Dal libro del profeta Isaia (Is 53, 4-5) «Egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità».

San Matteo nel suo Vangelo pone particolare attenzione alla figura di San Giuseppe come sposo di Maria, offrendoci un ritratto squisito, indimenticabile, di lui. Infatti il primo Evangelista ci descrive come Giuseppe, dapprima, di fronte all’inattesa gravidanza della promessa sposa, vorrebbe uscire rispettosamente da una storia più grande di lui, senza opprimere con la sua presenza quella giovane donna che egli ama profondamente, e quel misterioso bambino che ella attendeva. Poi tutto cambia nella vita di Giuseppe con l’intervento del cielo a fargli comprendere il grande mistero del Verbo Incarnato.

San Giuseppe ci aiuti a capire quale è la nostra vocazione e come corrispondervi ad essa nella piena adesione alla volontà di Dio, come ha fatto Gesù accettando volontariamente la passione e la morte in croce per amore.

Preghiamo: Gesù donaci la grazia di non peccare più e di pentirci dal profondo del nostro cuore dei nostri piccoli o grandi errori, ripetuti senza la minima consapevolezza che ogni peccato da noi commesso è un’offesa a Te, a noi stessi e alla Chiesa. Amen.

Santa Madre, deh, voi fate che le piaghe del Signore, siano impresse nel mio cuore.

QUARTA STAZIONE: Gesù incontra sua Madre.

Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo:

perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 2, 34-35. 51) «Simeone parlò a Maria, sua madre: “Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima” …Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore».

San Giuseppe essendo uomo “giusto” – perché disponibile a compiere gioiosamente e fedelmente la volontà divina – obbediente alla parola di Dio, consegna la propria vita a un progetto che lo trascende, con l’accettazione del comando di prendere con sé Maria. La giustizia di Giuseppe, che non è semplicemente quella derivante dall’osservanza scrupolosa dei comandamenti, ma la giustizia che è ricerca integrale della volontà divina, accolta con obbedienza piena.

San Giuseppe, uomo giusto, ci incoraggi a lottare sempre per la giustizia sociale e per la difesa dei diritti fondamentali di ogni persona umana.

Preghiamo: Gesù nell’incontro con la tua Santissima Madre, lungo la via del Calvario, ci aiuti a comprendere quanti sia importante camminare insieme, nell’unità della famiglia naturale e nella famiglia ecclesiale, sulle strade della vita, non sempre facili da percorrere, soprattutto se sono in salita ed hanno una meta ben precisa: quella della risurrezione e della vita. Amen

Santa Madre, deh, voi fate che le piaghe del Signore, siano impresse nel mio cuore.

QUINTA STAZIONE: Gesù è aiutato dal Cireneo. 

Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo:

perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 15, 21) «Allora costrinsero un tale che passava, un certo Simone di Cirene che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e Rufo, a portare la croce».

Attraverso l’obbedienza inizia per Giuseppe una vita nuova, con prospettive assolutamente insospettate, e con la scoperta di un senso più profondo del suo essere sposo e padre. Rimarrà così accanto alla sua donna quale sposo fedele, e a quel bimbo quale figura paterna positiva e responsabile. L’assunzione di questa responsabilità è espressa attraverso il fatto che è Giuseppe – secondo l’ordine angelico – a dare il nome di Gesù al figlio generato da Maria. L’atto del dare il nome significa che egli conferisce a quel bambino la sua identità sociale e che, proprio per questo, Gesù può essere riconosciuto quale vero discendente di Davide, così come esige la natura del Messia atteso.

Chiediamo al nostro Santo la grazia di essere sempre fedeli ai nostri impegni e svolgere con responsabilità i compiti che ci siamo assunti davanti a Dio e alla società, soprattutto nella vita familiare e consacrata.

Preghiamo: Gesù, lungo la via del Calvario hai incontrato una persona che ti ha aiutato, forse contro la sua stessa volontà, a portare, per un tratto, la tua croce. Donaci la forza di prendere sulle nostre spalle le croci di quanti sono nelle molteplici situazioni di dolore di questo nostro mondo. Vogliamo essere, anche noi, per tutto il tempo necessario, a sollevare le sofferenze degli altri, i Cirenei del XXI secolo, che con Cristo salgono il Calvario di questa umanità. Amen.

Santa Madre, deh, voi fate che le piaghe del Signore, siano impresse nel mio cuore.

SESTA STAZIONE:  La Veronica asciuga il Volto di Cristo.

Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo:

perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.

Dal libro del profeta Isaia (Is 53, 2-3) «Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per potercene compiacere. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia».

Gesù, il messia e redentore, mediante la voce angelica, è consegnato alla responsabilità e all’amore di Giuseppe e, attraverso di lui, Dio consegna alla storia umana il più grande pegno della sua fedeltà, colui che è l’“Emmanuele”, il “Dio-con-noi”, profetizzato da Isaia. Certamente tutto ciò è avvolto nel mistero di Dio, al quale si accede solo con la fede. Ebbene, anche in questa eccelle Giuseppe, definito, proprio per la sua fede, con l’appellativo sobrio e grandioso, di “uomo giusto”.

Chiediamo a San Giuseppe il dono mirabile della fede, che cresca di giorno in giorno alla sua scuola e seguendo il Cristo Crocifisso sulle strade dell’amore e dell’oblazione.

Preghiamo: Grazie Gesù che ci dai l’opportunità, mentre vai a Calvario, di apprezzare il gesto di questa straordinaria donna coraggiosa che va incontro a Te per donarti un temporaneo sollievo e per pulire il tuo volto e i tuoi occhi perché Tu veda meglio le debolezze e le cattiverie del genere umano e sappi apprezzare l’operato di quanti, nel tuo nome, si fanno Veroniche lungo le strade tortuose di questo mondo. Amen.

Santa Madre, deh, voi fate che le piaghe del Signore, siano impresse nel mio cuore.

SETTIMA STAZIONE:  Gesù cade per la seconda volta. 

Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo:

perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.

Dal libro delle Lamentazioni (Lam 3, 1-2. 9. 16) «Io sono l’uomo che ha provato la miseria sotto la sferza della sua ira. Egli mi ha guidato, mi ha fatto camminare nelle tenebre e non nella luce… Ha sbarrato le mie vie con blocchi di pietra, ha ostruito i miei sentieri… Mi ha spezzato con la sabbia i denti, mi ha steso nella polvere».

Quando l’angelo comanda a Giuseppe di rifugiarsi in Egitto per sottrarsi alla minaccia di Erode, il Vangelo annota che Giuseppe “destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte, e fuggì in Egitto”. Questa particolare “notte” non è soltanto un’indicazione cronologica delle circostanze della fuga precipitosa, ma segnala la prontezza dell’obbedienza di Giuseppe, e assume lo spessore simbolico del tema della notte nei testi biblici. In questo senso Giuseppe emerge davvero come padre di Gesù, non nell’aspetto biologico, ma nel significato più profondo: il padre è infatti colui che custodisce, protegge, apre il cammino.

Tutti i padri di questo modo apprendano da San Giuseppe, insieme alle madri, il valore della difesa della famiglia da ogni attacco e aggressività che la minacciano ovunque nel mondo di oggi.

Preghiamo: Signore converti il nostro cuore all’amore. Facci comprendere che vivere nella tua santa grazia, lontani da ogni caduta di ordine morale e spirituale, ci aiuta nel cammino della santità, il cui centro è la tua e nostra Pasqua. Amen.

Santa Madre, deh, voi fate che le piaghe del Signore, siano impresse nel mio cuore.

OTTAVA STAZIONE:  Gesù incontra le pie donne di Gerusalemme.

Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo:

perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.

Dal Vangelo secondo Luca (Lc. 23, 28-30) «Gesù, voltandosi verso le donne, disse: “Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: Beate le sterili e i grembi che non hanno generato e le mammelle che non hanno allattato. Allora cominceranno a dire ai monti: Cadete su di noi! e ai colli: Copriteci! Perché se trattano così il legno verde, che avverrà del legno secco?”».

Il genitore è la figura umana che illustra al meglio quello che significa il prendersi cura da parte di Dio della nostra fragilità. San Giuseppe è il padre che non soltanto custodisce e provvede al bambino quando è giorno, quando tutto è facile, scontato e solare; egli lo prende con sé nella notte, quando le difficoltà sembrano avere il sopravvento, ed espandersi le tenebre del dubbio, dell’agguato e del terrore. Alla dolcezza della madre e alla debolezza del bambino, egli accompagna la fermezza della sua presenza e dedizione. Giuseppe sa muoversi anche nella notte, mentre tiene fermo il ricordo del giorno, quel giorno che egli ha conosciuto vivendo una vita nella giustizia, cioè in un atteggiamento orante e obbediente davanti a Dio. Giuseppe non ha giocato al ribasso, a tirarsi indietro, a puntare sulle proprie comodità e sicurezze, ma ha preso con sé il bambino e Maria, diventando così per loro come un simbolo concreto, visibile, di quel Padre buono, di quel Dio che ha cura di tutti, di cui Gesù parlerà nell’Evangelo.

Chiediamo a San Giuseppe in questo rito della Via Crucis il sostegno a tutti quei padri di famiglia, nei quali si è abbattuta la bufera dell’indifferenza e del distanziamento dalla propria famiglia e dai propri affetti più naturali e spontanei.

Preghiamo: Signore dona conforto e speranza a tutte le madri di questa valle di lacrime, nella quale è più frequente l’esperienza della sofferenza e meno quella della gioia. Sii vicino alle madri che sperano in un mondo migliore per i loro giovani figli. Amen.

Santa Madre, deh, voi fate che le piaghe del Signore, siano impresse nel mio cuore.

NONA STAZIONE:  Gesù cade per la terza volta.

Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo:

perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.

Dal libro delle Lamentazioni (Lam. 3, 27-32) «È bene per l’uomo portare il giogo fin dalla giovinezza. Sieda costui solitario e resti in silenzio, poiché egli glielo ha imposto; cacci nella polvere la bocca, forse c’è ancora speranza; porga a chi lo percuote la sua guancia, si sazi di umiliazioni. Poiché il Signore non rigetta mai… Ma, se affligge, avrà anche pietà secondo la sua grande misericordia».

Nel Vangelo di Luca la maternità verginale di Maria è chiaramente indicata nel contesto dell’annunciazione alla Vergine di Nazaret e non si dice nulla a proposito dell’atteggiamento di Giuseppe di fronte all’avvenimento misterioso che lo coinvolge. Semplicemente, nel prosieguo del racconto, in occasione del viaggio a Betlemme durante il quale Gesù viene alla luce, si mostra come Giuseppe abbia preso con sé Maria, sua sposa, assumendo dunque il carico della situazione creatasi. I successivi racconti dell’infanzia vedono Giuseppe al fianco di Maria, sposo solidale con lei, strettamente unito a lei in tutta la vicenda, dalla nascita alla circoncisione del bambino, fino alla presentazione al santuario di Gerusalemme e al misterioso episodio dello smarrimento e ritrovamento di Gesù dodicenne fra i dottori del tempio. La presenza di Giuseppe a fianco di Maria suggerisce la realtà di una coppia realmente affiatata, tutta protesa alla costruzione di una famiglia al cui centro sta la ricerca della volontà di Dio e dell’obbedienza alla sua legge.

Chiediamo a San Giuseppe la grazia di far riconciliare tutte le famiglie divise, nelle quali non circola più l’amore, ma solo odio e risentimento, offesa e disprezzo.

Preghiamo: Donaci o Gesù la forza di combattere i dubbi che attanagliano la nostra mente e non ci fanno credere fermamente in Te. Aumenta la nostra fede con la forza della preghiera e dell’ascolto di Te, che sei la Parola di Dio vivente. Amen

Santa Madre, deh, voi fate che le piaghe del Signore, siano impresse nel mio cuore.

DECIMA STAZIONE:  Gesù viene spogliato delle vesti.

Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo:

perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.

Dal Vangelo secondo Marco (Mc. 15, 24) «I soldati si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse quello che ciascuno dovesse prendere».

Gli ultimi fatti evangelici che vedono coinvolto Giuseppe sono quelli riguardanti lo smarrimento di Gesù al tempio e il ritorno alla “normalità” della vita di Nazaret. Il primo episodio è ambientato in un pellegrinaggio a Gerusalemme, per la Pasqua. Giuseppe è coinvolto in un’inaspettata crisi familiare allorché, con Maria, si rende conto che il ragazzo non è nella carovana che sta tornando in Galilea. È una crisi familiare che scoppia in tutta la sua gravità e che chiede di essere ricomposta, consentendo ai membri di uscirne più cresciuti, più maturi. Da una parte vi è l’adolescente Gesù, che si stacca dai suoi genitori, dall’altra costoro che non hanno ancora fatto i conti con tale distacco, pur essendo Maria e Giuseppe! L’Evangelista non dice che la cosa è stata semplice, né per Giuseppe né per Maria; per questo mostra i tre giorni della loro ricerca angosciata, finché non ritrovano Gesù al tempio. In qualche modo Giuseppe, con la sposa Maria, prefigura la comunità dei discepoli che dovrà vivere i tre giorni del mistero pasquale, nell’attesa di una luce, di una parola che le dia speranza e superi la notte tremenda che si è abbattuta sul loro discepolato.

San Giuseppe ci dia la forza di affrontare questa Pasqua (…) con uno spirito di fortezza e coraggio, (…).

Preghiamo: Signore fa che nulla anteponiamo al tuo amore e alla tua amicizia. I beni della terra non ci distraggano dal possesso pieno e duraturo dei beni del cielo, quelli che ci danno la vera gioia e la felicità autentica. Amen.

Santa Madre, deh, voi fate che le piaghe del Signore, siano impresse nel mio cuore.

 UNDICESIMA STAZIONE:  Gesù viene crocifisso. 

Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo:

perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.

Dal Vangelo secondo Marco (Mc.15, 25-27) «Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. E l’iscrizione con il motivo della condanna diceva: “Il re dei Giudei”. Con lui crocifissero anche due ladroni, uno alla sua destra e uno alla sinistra».

Il vangelo di Luca ci racconta i segreti di Gesù a Nazaret, là dove vive nella sottomissione ai suoi genitori e cresce all’età adulta. Qui riceve un’educazione nella quale il contributo di Giuseppe deve essere stato senza dubbio molto rilevante. Anzitutto Giuseppe trasmette a Gesù le conoscenze del proprio mestiere, ma lo introduce pure nella conoscenza della Torah, perché nel giudaismo l’educazione religiosa dei figli maschi è eminentemente affidata alla figura paterna. Peraltro è il padre che celebra le principali feste religiose che hanno sempre un’importante componente familiare; sempre Giuseppe, come gli altri padri di famiglia, deve avere condotto Gesù in sinagoga ogni sabato, facendogli acquisire quell’abitudine tipica del giudeo osservante, così come annota l’evangelista Luca.

Chiediamo a San Giuseppe il dono di valorizzare al meglio la parola di Dio e di educare i giovani e i bambini ad accoglierla con semplicità nella loro vita.

Preghiamo: Signore dall’albero della croce volgi il tuo sguardo misericordioso sulle sofferenze di quanti sono costretti all’immobilismo totale a causa di malattie rare, non ben curate o ereditate o che sono rimasti inabili in incidenti di ogni genere. Dona a tutti Gesù il conforto nelle loro invalidità fisiche e mentali. Amen.

Santa Madre, deh, voi fate che le piaghe del Signore, siano impresse nel mio cuore.

DODICESIMA STAZIONE:  Gesù muore sulla Croce.

Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo:

perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.

Dal Vangelo secondo Marco (Mc. 15, 33-34. 37. 39) «Venuto mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Alle tre Gesù gridò con voce forte: Eloì, Eloì, lema sabactàni?, che significa: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?… Ed egli, dando un forte grido, spirò …Allora il centurione che gli stava di fronte, vistolo spirare in quel modo, disse: “Veramente quest’uomo era Figlio di Dio!”».

Sempre a Nazaret scompare la figura evangelica di Giuseppe, che infatti non appare più durante la vita pubblica di Gesù. Da ciò la tradizione deduce una morte di Giuseppe circondato dalla presenza dei suoi, in particolare della sposa Maria e di Gesù. Ed è per questo che egli diventa la figura spirituale del protettore del moribondo cristiano, che affronta il trapasso con tutti i conforti della fede.

Chiediamo al Signore, morto sulla croce per noi, per intercessione del suo padre legale, San Giuseppe di Nazaret, di celebrare il nostro transito all’eternità nella sua grazia di Dio e in pace con tutti.

Preghiamo: O Gesù volgo il mio povero sguardo a Te che sei morto in croce, divenuta con Te il segno più evidente di un amore immenso e condiviso. Fa che dall’albero della croce sorgano tempi di vita e risurrezione per tutti gli uomini di questo mondo, in cui la croce non continui ad essere simbolo di morte e di violenza, a causa di un cuore senza amore. Amen.

Santa Madre, deh, voi fate che le piaghe del Signore, siano impresse nel mio cuore.

TREDICESIMA STAZIONE:  Gesù viene deposto dalla Croce.

 Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo:

perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.

Dal Vangelo secondo Marco (Mc. 15, 42-43. 46) «Sopraggiunta ormai la sera, Giuseppe d’Arimatea, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anche lui il Regno di Dio, comprato un lenzuolo, calò il corpo di Gesù giù dalla croce».

“La felicità di Giuseppe non è nella logica del sacrificio di sé, ma del dono di sé. Non si percepisce mai in quest’uomo frustrazione, ma solo fiducia. Il suo persistente silenzio non contempla lamentele ma sempre gesti concreti di fiducia. Il mondo ha bisogno di padri, rifiuta i padroni, rifiuta cioè chi vuole usare il possesso dell’altro per riempire il proprio vuoto; rifiuta coloro che confondono autorità con autoritarismo, servizio con servilismo, confronto con oppressione, carità con assistenzialismo, forza con distruzione. Ogni vera vocazione nasce dal dono di sé, che è la maturazione del semplice sacrificio”. (Papa Francesco, Patris corde)

Chiediamo a San Giuseppe il coraggio e la forza di portare avanti i nostri impegni accettando di buon grado rinunce e sacrifici quotidiani.

Preghiamo: O Gesù, tra le braccia e sulle ginocchia della tua amatissima Madre sei l’immagine della pietà che genera amore e conforto, nonostante la conclusione cruenta del tuo tempo cronologico tra di noi. Dal grembo di Maria Santissima fa sorgere, soprattutto oggi, un’umanità capace di andare oltre il
tempo, la morte e il dolore, per aprirsi alla certezza dell’eternità, della vita, oltre la vita, e della gioia oltre i confini del soffrire. Amen.

Santa Madre, deh, voi fate che le piaghe del Signore, siano impresse nel mio cuore.

QUATTORDICESIMA STAZIONE:  Gesù viene deposto nel sepolcro. 

Ti adoriamo, Cristo, e ti benediciamo:

perché con la Tua Santa Croce hai redento il mondo.

Dal Vangelo secondo Marco (Mc. 15, 46-47) «Giuseppe d’Arimatea, avvolto il corpo di Gesù in un lenzuolo, lo depose in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare un masso contro l’entrata del sepolcro. Intanto Maria di Magdala e Maria madre di Joses stavano ad osservare dove veniva deposto».

«Alzati, prendi con te il bambino e sua madre» (Mt 2,13), dice Dio a San Giuseppe. E San Giuseppe obbedisce prontamente e fa esattamente quello che vuole Dio. San Giuseppe parla con il suo esempio. Perciò, davanti all’esempio di tanti Santi e di tante Sante, Sant’Agostino si chiese: «Ciò che questi e queste hanno potuto fare, tu non lo potrai?». E così approdò alla conversione definitiva esclamando: «Tardi ti ho amato, o Bellezza tanto antica e tanto nuova!».

Non resta che implorare da San Giuseppe la grazia delle grazie: la nostra conversione. Questo itinerario spirituale con Gesù al Calvario serva a convertire davvero il nostro cuore, la nostra mente e tutta la nostra esistenza. (Papa Francesco, Patris corde)

Preghiamo: Gesù vederti morto e deposto in una tomba, per quanto nuova ed accogliente, lascia dentro i nostri sguardi un po’ di tristezza, velata, ma vera. Sai, non sempre siamo in grado di pensare alla vita oltre la morte, soprattutto di fronte alla perdita di persone care. Donaci la grazia di essere forti di fronte alla perdita dei propri cari e di pensare alla risurrezione finale. Amen.

Santa Madre, deh, voi fate che le piaghe del Signore, siano impresse nel mio cuore.

(Fonte meditazioni e preghiere di Padre Antonio Rungi – Passionista – https://www.sacrocuoreboli.it/)