Per una maggiore comprensione del messaggio che “Nostra Signora del Rosario” ci ha dato a Fatima, affidandolo ai tre Pastorelli Lucia, Francesco e Giacinta, ogni sabato, escluso il primo sabato del mese, leggiamo e riflettiamo su alcuni stralci dell’opera “ Gli Appelli del messaggio di Fatima” scritto da Suor Lucia di Gesù e del Cuore Immacolato ( nome assunto da religiosa da Lucia dos Santos, pastorella di Fatima).
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Quarta parte – IL ROSARIO ( parte 3° di 3)
….. E il Papa Paolo VI il 2 febbraio 1974 ha pubblicato l’Esortazione Apostolica « Marialis cultus » nella quale dedica i numeri 42 a 55 alla preghiera del santo rosario o corona, confessando: « Anche noi, fin dalla prima udienza generale del nostro pontificato (13 luglio 1963), abbiamo dimostrato la nostra grande stima per la pia pratica del rosario » (n. 42). Egli afferma di aver accompagnato con animo attento i convegni e le ricerche che su questa devozione mariana si stavano realizzando. « Dalla riflessione contemporanea sono stati, infine, compresi con maggior precisione i rapporti intercorrenti tra liturgia e rosario. (…) Se in tempi non lontani poté sorgere nell’animo di alcuni il desiderio di vedere annoverato il rosario tra le espressioni liturgiche ed in altri, per la preoccupazione di evitare errori pastorali del passato, una ingiustificata disattenzione verso il medesimo rosario, oggi il problema si può facilmente risolvere alla luce dei principi della costituzione “Sacrosanctum concilium”: le celebrazioni liturgiche e il pio esercizio del rosario non si devono né contrapporre né equiparare ».
« Ogni espressione di preghiera riesce tanto più feconda, quanto più conserva la sua vera natura e la fisionomia che le è propria. Riaffermato quindi il valore preminente delle azioni liturgiche, non sarà difficile riconoscere come il rosario sia un pio esercizio che si accorda facilmente con la sacra liturgia. Come la liturgia, infatti, esso ha un’indole comunitaria, si nutre della Sacra Scrittura e gravita intorno al mistero di Cristo. Sia pure su piani di realtà essenzialmente diversi, l’anamnesi della liturgia e la memoria contemplativa del rosario hanno per oggetto i medesimi eventi salvifici compiuti da Cristo. La prima rende presenti, sotto il velo dei segni ed operanti in modo arcano, i più grandi misteri della nostra redenzione; la seconda, con il pio affetto della contemplazione, rievoca quegli stessi misteri alla mente dell’orante e ne stimola la volontà perché da essi attinga norme di vita ».
« Stabilita questa sostanziale differenza, non è difficile comprendere come il rosario sia un pio esercizio che dalla liturgia ha tratto motivo e, se praticato secondo la ispirazione originaria, ad essa naturalmente conduce, pur senza varcarne la soglia. Infatti, la meditazione dei misteri del rosario, rendendo familiari alla mente e al cuore dei fedeli i misteri del Cristo, può costituire un’ottima preparazione alla celebrazione di essi nell’azione liturgica e divenirne poi eco prolungata. È, tuttavia, un errore (…) recitare il rosario durante l’azione liturgica» (n. 48).
Sua Santità Giovanni Paolo II ha espresso i suoi sentimenti intimi e la vita nella preghiera del rosario con queste parole pronunciate il 29 ottobre 1978: « Preghiera meravigliosa! Meravigliosa nella semplicità e nella profondità. In questa preghiera, ripetiamo molte volte la parola che la Vergine Maria ascoltò dall’Arcangelo e dalla sua parente Elisabetta. A queste parole si associa tutta la Chiesa. (…) Al tempo stesso, il nostro cuore può includere in queste decine di rosario tutti gli eventi che costituiscono la vita di un individuo, della fami- glia, della nazione, della Chiesa e dell’umanità. Eventi personali e del prossimo, e in particolare quelli che ci sono più vicini, che più abbiamo nel cuore. Così la semplice recita del rosario segna il ritmo della vita umana. (…) Il santo rosario è preghiera cristiana, evangelica ed ecclesiale. Esorto tutti cordialmente a recitarlo ».
Nel concludere questo elenco di raccomandazioni e apprezzamenti per il santo rosario vi lascio una testimonianza ecclesiastica. Nell’omelia che l’Arcivescovo di Colombo (Sri Lanka), sua Eminenza il Cardinale Cooray, fece a Fatima il 12 agosto del 1967, parlò della vita religiosa di quel Santuario in onore di Nostra Signora di Fatima: « Il nostro ideale è fare della devozione nel nostro Santuario una ripetizione continua del Messaggio di Fatima, ossia, penitenza e preghiera. A questo fine sono state create due istituzioni. Su un lato del Santuario si trova il Convento delle Suore Clarisse, la cui vita è fatta di penitenza e preghiera. Sull’altro lato il Convento di una Congregazione Diocesana costituita da Suore native dette del Rosario: il digiuno e l’astinenza quotidiana insieme al duro lavoro manuale fanno parte della loro vita di penitenza. La loro preghiera speciale è la corona, giorno e notte, tranne durante la Messa e la preghiera della Liturgia delle ore; le Sorelle si alternano, due a due, nella recita del rosario meditato davanti al Santissimo Sacramento con le braccia incrociate. Il loro motto di vita è l’autentica personificazione del Messaggio di Fatima, che è penitenza e preghiera, soprattutto il rosario ».
A coloro che dicono che la corona è una preghiera antiquata e monotona, per la ripetizione delle orazioni che la compongono, io domando se esiste qualcosa che viva senza la ripetizione continuata degli stessi atti.
Dio ha creato tutto ciò che esiste in modo che si conservi grazie alla ripetizione continua e ininterrotta degli stessi atti. Così, per mantenere la vita naturale, inspiriamo ed aspiriamo sempre allo stesso modo; il cuore batte continuamente seguendo sempre lo stesso ritmo. Gli astri, come il sole, la luna, i pianeti, la terra, seguono sempre la stessa rotta che Dio ha loro assegnato. Il giorno segue la notte anno dopo anno, sempre allo stesso modo. La luce del sole ci illumina e riscalda sempre allo stesso modo. In tante piante sbocciano le foglie a primavera, si rivestono poi di fiori, danno frutti e ritornano a perdere le foglie in autunno o in inverno.
E così tutto il resto segue la legge che Dio gli ha assegnato e a nessuno è ancora venuto in mente di dire che è monotono e quindi prescinde da essa; il fatto è che ne abbiamo bisogno per vivere! Ebbene, nella vita spirituale abbiamo la necessità di ripetere continuamente le stesse preghiere, gli stessi atti di fede, di speranza e di carità per avere la vita, visto che la nostra vita è una partecipazione continua alla vita di Dio
Quando i discepoli chiesero a Gesù Cristo che insegnasse loro a pregare, egli insegnò come abbiamo visto prima, la bella formula del « Padre nostro », dicendo: « Quando pregate, dite: Padre.. » (Lc 11,4).
II Signore ci ha ordinato di pregare così senza dirci che, trascorso un certo numero di anni, cercassimo una nuova formula di preghiera, perché questa sarebbe diventata vecchia e monotona.
Quando gli innamorati si incontrano, passano ore e ore a ripetersi la stessa cosa: « Ti amo! ». Ciò che manca a coloro che ritengono l’orazione della corona monotona è l’Amore; e tutto ciò che non è fatto per amore non ha valore. Per questo il catechismo ci dice che i dieci comandamenti della legge di Dio si racchiudono in uno solo, che è amare Dio sopra tutte le cose e il prossimo come noi stessi.
Coloro che recitano quotidianamente la corona sono come i figli che ogni giorno dispongono di qualche minuto per andare dal loro padre, per fargli compagnia, manifestargli la loro gratitudine, prestargli i loro servizi, ricevere i suoi consigli e la sua benedizione. È il contraccambio e lo scambio dell’amore tra il padre e il figlio e tra questi e il padre; è la donazione reciproca.
Ave Maria!