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Gli appelli del messaggio di Fatima

Per  una maggiore comprensione del messaggio che “Nostra Signora del Rosario” ci ha dato a Fatima, affidandolo ai tre Pastorelli Lucia, Francesco e Giacinta, ogni sabato, escluso il primo sabato del mese, leggiamo e riflettiamo su  alcuni stralci dell’opera “ Gli Appelli  del messaggio di Fatima”  scritto da Suor Lucia di Gesù e del Cuore Immacolato ( nome assunto da religiosa da Lucia dos Santos, pastorella di Fatima).

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Terza parte – I COMANDAMENTI DELLA LEGGE DI DIO

Onora il padre e la madre

« Onora tuo padre e tua madre, come il Signore Dio tuo ti ha comandato » (D15,16).

San Paolo, scrivendo agli Efesini, ricorda ai figli questo comandamento dato da Dio a tutta l’umanità: «Figli, obbedite al vostri genitori nel Signore, perché questo è giusto. “Onora tuo padre e tua madre: è questo il primo comandamento associato a una promessa: perché tu sia felice e goda di una vita lunga sopra la terra”» (Ef 6,1-3). Dobbiamo rispettare questa legge che ci prescrive di onorare il padre e la madre, non solo per essere felici sulla terra, ma soprattutto per evitare la disgrazia eterna, poiché procedere in senso opposto è contrario alla giustizia e alla carità, e costituisce proprio per questo un peccato grave che può portarci alla condanna eterna, indicata come morte eterna: « Colui che maledice suo padre o sua madre sarà messo a morte » (Es 21,17).

Il rigore con il quale Dio chiede che sia osservato questo comandamento ci dimostra la gravità del peccato contro di esso. In una celebrazione solenne della Legge di Dio – per la quale Mosè ha convocato tutto il popolo di Dio, che vi prende parte dichiarando il suo sostegno ad ognuno degli enunciati dei Leviti -, tra le maledizioni che costoro devono proclamare contro i trasgressori delle leggi divine, compare la seguente: «Maledetto chi maltratta il padre e la madre! Tutto il popolo dirà: Amen » (Dt 27,16). E il libro del Siracide ci ricorda questo comandamento invocando il debito di gratitudine che abbiamo verso I nostri genitori: «Onora tuo padre con tutto il cuore e non dimenticare i dolori di tua madre. Ricorda che essi ti hanno generato; che darai loro in cambio di quanto ti hanno dato?» (Sir 7,27-28).

E Gesù Cristo, confermando il comandamento e manifestando quanto Dio abbia a cuore la sua fedele osservanza e non tolleri elusioni umane, quale ne sia la ragione, rimprovera i farisei in questi termini: «Perché voi trasgredite il comandamento di Dio in nome della vostra tradizione? Dio ha detto: “Onora il padre e la madre” e inoltre: “Chi maledice il padre e la madre sia messo a morte”. Invece voi asserite: “Chiunque dice al padre o alla madre: Ciò con cui ti dovrei aiutare è offerto a Dio, non è più tenuto a onorare suo padre o sua madre”. Così avete annullato la parola di Dio in nome della vostra tradizione. Ipocriti! Bene ha profetato di voi Isaia, dicendo: “Questo popolo mi onora con le labbra ma il suo cuore è lontano da me. Invano essi mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini “»(Mt 15,3-9).

Ecco il comandamento di Dio, in una pagina memorabile del libro del Siracide: «Figli, ascoltatemi, sono vostro padre; agite in modo da essere salvati.

Il Signore vuole che il padre sia onorato dai figli, ha stabilito il diritto della madre sulla prole.

Chi onora il padre espia i peccati; chi riverisce la madre è come chi accumula tesori.

Chi onora il padre avrà gioia dai propri figli e sarà esaudito nel giorno della sua preghiera.

Chi riverisce il padre vivrà a lungo, chỉ obbedisce al Signore dà consolazione alla madre.

Chi teme il Signore rispetta il padre e serve come padroni i genitori. Onora tuo padre a fatti e a parole, perché scenda su di te la sua benedizione.

La benedizione del padre consolida le case dei figli, la maledizione della madre ne scalza le fondamenta.

Non vantarti del disonore di tuo padre, perché il disonore del padre non è gloria per te; la gloria di un uomo dipende dall’onore del padre, vergogna per i figli è una madre nel disonore.

Figlio, soccorri tuo padre nella vecchiaia, non contristarlo durante la sua vita.

Anche se perdesse il senno, compatiscilo e non disprezzarlo, mentre sei nel pieno vigore.

Poiché la pietà verso il padre non sarà dimenticata, ti sarà computata a sconto dei peccati.

Nel giorno della tua tribolazione Dio si ricorderà di te; come fa il calore sulla brina, si scioglieranno i tuoi peccati.

Chi abbandona il padre è come un bestemmiatore, chi insulta la madre è maledetto dal Signore» (Sir 3,1-18).

Tutte queste sentenze sono la voce di Dio che ci dice come dev’essere il nostro comportamento verso i nostri genitori.

Ma l’osservanza di questo precetto va oltre, perché esso abbraccia anche ogni autorità costituita da Dio presso di noi. Così san Paolo, dopo aver detto ai figli di obbedire e rispettare i genitori, esorta i sudditi ad obbedire ai superiori: «Voi, figli, obbedite ai genitori in tutto; ciò è gradito al Signore. (…) Voi, servi, siate docili in tutto con i vostri padroni terreni; non servendo solo quando vi vedono, come si fa per piacere agli uomini, ma con cuore semplice e nel timore del Signore. Qualunque cosa facciate, fatela di cuore come per il Signore e non per gli uomini, sapendo che come ricompensa riceverete dal Signore l’eredità. Servite a Cristo Signore » (Col 3,20-24). Queste parole sono un richiamo alla fede: servire i nostri superiori, vedendo in loro Dio e attendendo da Dio la ricompensa con la sua eredità.

Dobbiamo dunque considerare i nostri superiori come genitori; amarli, servirli, onorarli come inviati da Dio al nostro fianco affinché, come servi di Dio – perché anche la loro missione è un servizio – e in nome di Dio, ci aiutino e guidino i nostri passi e ci conducano per le vie della vita.

Ricordiamoci che inviati da Dio lo siamo tutti, ognuno occupando il posto in cui si trova: i figli sono inviati da Dio ai genitori affinché li allevino, li educhino e li mettano sulle vie della vita; i maestri sono inviati da Dio per insegnare agli alunni, gli alunni sono inviati da Dio ai maestri affinché insegnino loro le arti, le scienze naturali e soprannaturali. E così tutto è servizio, sia come genitori, sia come maestri, o come figli, alunni, operai. Tutto è servizio in nome del Signore.

Gli imprenditori e i padroni servono i loro dipendenti dando loro lavoro e pagando il loro salario, procurando loro in questo modo un mezzo per guadagnarsi la vita seriamente e onoratamente, Cosi siamo tutti servi di Dio, servendolo nella persona dei nostri fratelli.

Questa dottrina viene confermata dalle parole di Gesù Cristo: «In verità, in verità vi dico: Chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato » (Gv 13,20). E, parlando ai suoi discepoli dopo la richiesta che gli era stata fatta dalla madre dei figli di Zebedeo affinché questi occupassero i primi posti nel regno dei Cieli, il Signore disse: « I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere. Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo, e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo; appunto come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti » (Mt 20,25-28).

E dato che siamo cristiani, cioè seguiamo Cristo, tutti dobbiamo diventare servi dei nostri fratelli; dobbiamo servire con amore, con rispetto della personalità e della dignità del nostro prossimo, perché la dignità non consiste nel posto che si occupa, ma nel diritto che appartiene ad ogni persona. Uno è il diritto del padre, altro è il diritto del figlio; uno è il diritto del maestro, altro quello dell’alunno… É vero che gli uni sono coloro che governano e danno ordini, e gli altri sono coloro che li compiono; ma tutti siamo esseri creati da Dio a sua immagine e somiglianza, destinati alla vita eterna nella partecipazione della vita di Dio. Perciò Dio ci ha creati come esseri intelligenti che pensano e conoscono, e sono capaci di scoprire Dio; ci ha creati come esseri liberi, capaci di distinguere il bene e il male e decidere per uno di essi e, sulla base della scelta fatta, meritare la ricompensa eterna o il castigo eterno.

Tutti noi siamo opera del pensiero di Dio. E la nostra intelligenza, per pura bontà divina, è in grado di raggiungere questo pensiero creatore nella misura in cui Dio glielo vuole trasmettere. Dobbiamo perciò servircene per conoscere Dio, le meraviglie della sua opera creatrice, che costituiscono l’oggetto della scienza umana, e i misteri divini che egli ha ritenuto opportuno rivelarci; ma soprattutto, profittando di tutte le conoscenze che Dio ci ha fatto arrivare in tanti modi e con tanti mezzi, di cui l’ultimo e definitivo è il suo stesso Figlio, dobbiamo cercare di amarlo e servirlo nella persona dei nostri fratelli che sono, come noi e con noi, figli dello stesso Padre che è nei Cieli.

È stato sotto questo aspetto del servizio che Gesù Cristo ha istituito la sua Chiesa: per condurre alle fonti della salvezza l’umanità intera. Tutti i membri della Chiesa devono sentirsi come servi di Dio, messi al servizio di questo disegno salvifico, a somiglianza di Cristo che venne « per servire e dare la sua vita in riscatto per molti » (Mt20,28). Al servizio dei membri del suo Corpo Mistico egli mise la sacra gerarchia, alla quale affidò la missione che aveva ricevuto dal Padre: « Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi »(Gv 20,21). È per questo che il Papa, il vero e universale rappresentante di Cristo, testa e capo visibile della sua Chiesa, si firma: « Servo dei servi di Dio».

Quindi il precetto che ci ordina di onorare il padre e la madre comprende ogni autorità che, accanto a noi, come i nostri genitori, rappresenta Dio e da lui è stata costituita.

In tal modo, la Chiesa è stata istituita da Cristo per servire Dio e il Popolo di Dio; di conseguenza dobbiamo rispettarla, amarla e seguire i suoi insegnamenti. Così come Dio, nell’Antico Testamento, inviò i suoi profeti per istruire e guidare il popolo eletto sulle vie del suoi comandamenti, allo stesso modo anche Gesù Cristo ci ha dato la sua Chiesa per continuare, attraverso di essa, l’opera della nostra redenzione. Perciò questa Chiesa, della quale siamo membri e figli, la dobbiamo amare, servire, rispettare come una madre spirituale che Dio ci ha dato per la gloria del suo nome e del Corpo Mistico di Gesù Cristo, suo Figlio e nostro Salvatore.

Ave Maria!