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Gli Appelli del messaggio di Fatima

Per  una maggiore comprensione del messaggio che “Nostra Signora del Rosario” ci ha dato a Fatima, affidandolo ai tre Pastorelli Lucia, Francesco e Giacinta, ogni sabato, escluso il primo sabato del mese, leggiamo e riflettiamo su  alcuni stralci dell’opera “ Gli Appelli  del messaggio di Fatima”  scritto da Suor Lucia di Gesù e del Cuore Immacolato ( nome assunto da religiosa da Lucia dos Santos, pastorella di Fatima).

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Terza parte – I COMANDAMENTI DELLA LEGGE DI DIO

Rispettare i giorni di precetto (parte 2°di 3)

……. E meno ancora adempiono questo precetto coloro che si servono di questo giorno solo per le distrazioni, i passatempi e i divertimenti, soprattutto se peccaminosi. Allora, il giorno che doveva essere consacrato al Signore si convertirebbe in un giorno di peccato, che offende Dio e perde le anime. A questo proposito la Sacra Scrittura ci dice: « Chi lo profanerà sarà messo a morte; chiunque in quel giorno farà qualche lavoro, sarà eliminato dal suo popolo. Durante sei giorni si lavori, ma il settimo giorno vi sarà riposo assoluto, sacro al Signore » (Es31,14-15).

Come si vede, il testo insiste sulla consacrazione al Signore di questo giorno di riposo. E questa consacrazione richiede che almeno una parte della giornata sia dedicata a un incontro con Dio: un incontro dove ci mettiamo in comunicazione più diretta e sentita con il Signore attraverso l’orazione privata e collettiva, partecipando alla Santa Messa e ascoltando la parola di Dio che, attraverso i sacerdoti, ci viene rivolta nell’assemblea generale dei fedeli. È a loro che Dio ha affidato la missione di trasmetterci la sua parola e di guidarci per le vie della salvezza.

Se per caso vediamo che tra i sacerdoti ce n’è qualcuno che si disorienta e si allontana, non ci sorprendiamo! Anche loro sono uomini, soggetti alla debolezza umana come noi. Nel corso dei tempi ne abbiamo trovati molti che si sono disorientati e sono stati infedeli a Dio e alla missione che il Signore aveva loro affidato. È un fatto del quale lo stesso Dio si lamenta e si dispiace: « Ora a voi questo monito, o sacerdoti. Se non mi ascolterete e non vi prenderete a cuore di dar gloria al mio nome, dice il Signore degli eserciti, manderò su di voi la maledizione e cambierò in maledizione le vostre benedizioni. Anzi le ho già maledette, perché nessuno tra di voi se la prende a cuore. Ecco, io spezzerò il vostro braccio e spanderò sulla vostra faccia escrementi, gli escrementi delle vittime immolate nelle vostre solennità, perché siate spazzati via insieme con essi. Cosi saprete che io ho diretto a voi questo monito, perché c’è anche un’alleanza fra me e Levi, dice il Signore degli eserciti. La mia alleanza con lui era alleanza di vita e di benessere e io glieli concessi; alleanza di timore ed egli mi temette ed ebbe riverenza del mio nome. Un insegnamento fedele era sulla sua bocca, né c’era falsità sulle sue labbra; con pace e rettitudine ha camminato davanti a me e ha trattenuto molti dal male. Infatti le labbra del sacerdote devono custodire la scienza e dalla sua bocca si ricerca l’istruzione, perché egli è messaggero del Signore degli eserciti » (Mal 2,1-7).

Qui Dio ci mostra la figura del sacerdote infedele e la figura di quello che persevera nella fedeltà al Signore e nella missione che Egli gli ha affidato. Ebbene, per il fatto che alcuni retrocedono, gli altri non devono perdere in nulla il nostro rispetto, la nostra stima e la nostra venerazione; piuttosto, la debolezza degli uni fa risaltare di più il valore degli altri. Perciò dobbiamo ascoltare sempre con fede il sacerdote, perché egli è una luce per il nostro cammino, una guida per la nostra vita e una forza per le nostre debolezze.

Cristo è il vero ed eterno Sacerdote della nuova Alleanza e tutti noi che restiamo uniti con lui partecipiamo al suo sacerdozio; ciascuno nella sfera in cui Dio l’ha collocato. Uniti tutti nella stessa fede, nella stessa speranza e nella stessa carità, siamo il Popolo di Dio che la Sacra Scrittura descrive come un popolo sacerdotale. San Pietro nella sua prima lettera ci rivolge queste parole: « Ma voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce; voi, che un tempo eravate non popolo, ora invece siete il popolo di Dio»( 1Pt 2,9-10). E poco prima diceva: « Anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo » (1 Pt 2, 5). È con il battesimo che abbiamo ricevuto questa dignità sacerdotale in virtù della quale possiamo e dobbiamo offrire sacrifici spirituali: tutte le opere buone del cristiano, l’annuncio delle meraviglie di Dio, le suppliche e le azioni di grazie nostre e dei nostri fratelli, la testimonianza di una vita santa, l’abnegazione e la dedicazione al servizio del prossimo.

Dobbiamo essere coscienti che siamo stati resi partecipi del sacerdozio di Cristo per cooperare alla sua opera di Redenzione. Questa coscienza ci aiuterà ad osservare degnamente il precetto domenicale in quanto giorno consacrato al Signore: il giorno dev’essere usato bene anche per la nostra evangelizzazione, per lo studio delle leggi e della dottrina di Dio, allo scopo di saperle applicare poi nella vita quotidiana, in ogni situazione, e per viverle e trasmetterle a coloro che ci circondano e soprattutto a coloro che il Cielo ha affidato alla nostra responsabilità. ……..