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Gli Appelli del Messaggio di Fatima

Per  una maggiore comprensione del messaggio che “Nostra Signora del Rosario” ci ha dato a Fatima, affidandolo ai tre Pastorelli Lucia, Francesco e Giacinta, ogni sabato, escluso il primo sabato del mese, leggiamo e riflettiamo su  alcuni stralci dell’opera “ Gli Appelli  del messaggio di Fatima”  scritto da Suor Lucia di Gesù e del Cuore Immacolato ( nome assunto da religiosa da Lucia dos Santos, pastorella di Fatima).

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Appello alla perfezione della vita cristiana

Diciassettesimo appello del Messaggio (Parte 3° di 4)

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Egli non si limita ad essere medico delle anime, convertendo i peccatori e perdonando i peccati, ma pratica anche cure fisiche. Interessante a questo proposito è il caso del paralitico di Cafarnao, perché Gesù presenta la guarigione fisica come prova del potere che ha di guarire spiritualmente. Infatti, aveva cominciato da qui: «Coraggio, figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati»; ma venne accusato di bestemmia per aver detto queste parole. E Gesù si difese dicendo: « “Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere in terra di rimettere i peccati: alzati, disse allora al paralitico, prendi il tuo letto e va’ a casa tua”. Ed egli si alzò e andò a casa sua »(M19,2-7).

E come questo, molti sono i miracoli realizzati da Cristo a beneficio di persone disperate per il loro male. Un giorno, lo andò a cercare uno dei capi della Sinagoga, chiamato Giairo, e gli chiese di andare a casa sua a guarire sua figlia che era in procinto di morire. Gesù accolse la richiesta e andò con lui… Lungo il cammino, si avvicinò alle spalle di Gesù una donna che soffriva di un flusso di sangue da dodici anni, e gli toccò l’orlo del manto, pensando tra sé che le sarebbe bastato toccarlo per essere curata, e così avvenne. « E subito le si fermò il flusso di sangue, e sentì nel suo corpo che era stata guarita da quel male. (…) “Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male” » (Mc 5,29.34). Mentre ancora parlava « dalla casa del capo della sinagoga vennero a dirgli: “Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?”. Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: “Non temere, continua solo ad aver fede!”. (…) Ma egli prese con sé il padre e la madre della fanciulla e quelli che erano con lui, ed entrò dove era la bambina. Presa la mano della bambina, le disse: “Talità kum”, che significa: “Fanciulla, io ti dico, alzati!”. Subito la fanciulla si alzò e si mise a camminare; aveva dodici anni» (Mc 5,35-42).

Un giorno, Gesù era sulla strada e « mentre si allontanava di là, due ciechi lo seguivano urlando: “Figlio di Davide, abbi pietà di noi”. Entrato in casa, i ciechi gli si accostarono, e Gesù disse loro: “Credete voi che io possa fare questo?”. Gli risposero: “Si, o Signore!”. Allora toccò loro gli occhi e disse: “Sia fatto a voi secondo la vostra fede”. E si aprirono loro gli occhi » (Mt 9,27-30).

Un giorno gli presentarono un muto, posseduto dal demonio. Gesù scacciò il demonio e il muto parlò. Nel vedere questo, la folla che lo seguiva esclamò: « Non si è mai vista una cosa simile in Israele! (Mt 9,33). Ciò non avvenne soltanto una volta o due! « Gesù andava attorno per tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, predicando il vangelo del regno e curando ogni malattia e infermità» (Mt 9,35).

Tutto ciò Gesù lo compie per compassione verso coloro che soffrono, e sicuro che ogni occasione è buona per fare il bene. Un’altra volta egli andò alla Sinagoga; là si trovava un uomo che aveva una mano inaridita, e gli fecero questa domanda: «”È permesso curare di sabato? Ed egli disse loro: “Chi tra voi, avendo una pecora, se questa gli cade di sabato in una fossa, non l’afferra e la tira fuori? Ora, quanto è più prezioso un uomo di una pecora! Perciò è permesso fare del bene anche di sabato”. E rivolto all’uomo, gli disse: “Stendi la mano”. Egli la stese, e quella ritornò sana come l’altra » (Mt 12,10-13).

Ai discepoli di Giovanni Battista, che per suo ordine andarono a chiedere a Gesù se egli fosse il Messia o se avrebbero dovuto aspettarne un altro, il Signore « rispose: “Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete: I ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l’udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella, e beato colui che non si scandalizza di me” » (Mt 11,4-6). Questa risposta ai discepoli di Giovanni Battista ha lo stesso valore e significato di un’altra che Cristo diede ai Giudei, quando questi gli fecero un’identica domanda: «“Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente”. Gesù rispose loro: “Ve l’ho detto e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste mi danno testimonianza. (…) Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre mio. (…) Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non volete credere a me, credete almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre“» (Gv 10,24-25.37-38). Già prima Gesù aveva affrontato questo argomento con i Giudei: «Voi avete inviato messaggeri da Giovanni (Battista) ed egli ha reso testimonianza alla verità. (…) lo però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. E anche il Padre, che mi ha mandato, ha reso testimonianza di me. Ma voi non avete mai udito la sua voce, né avete visto il suo volto, e non avete la sua parola che dimora in voi, perché non credete a colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene, sono proprio esse che mi rendono testimonianza. Ma voi non volete venire a me per avere la vita» (Gv5,33-40).

Così Gesù Cristo lasciò come prova della sua divinità le sue opere e la sublimità della sua dottrina. Non ci stupiamo! Egli ci chiede solo di applicare verso di lui lo stesso criterio che in altra occasione ci ha raccomandato di usare per sapere se un profeta è vero o falso: « Dai loro frutti li riconoscerete. (…) Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. (…) Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere » (Mt7,16-20).

E infine, consideriamo la missione sacra di Redentore che è stata affidata dal Padre a Gesù Cristo quando lo ha inviato sulla terra. Diversi passi della Sacra Scrittura ce lo presentano così: come il Salvatore del mondo.

San Giovanni Battista, trovandosi sul fiume Giordano a somministrare il battesimo di penitenza, « vedendo Gesù venire verso di lui disse: “Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!“» (Gv1.29). E lo tolse. Lo stesso autore sacro del testo ora citato – san Giovanni Evangelista – scriverà nella sua prima lettera: «Dio è luce e in lui non ci sono tenebre. (…) Se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, siamo in comunione gli uni con gli altri, e il sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato. (…) Se riconosciamo i nostri peccati, egli che è fedele e giusto ci perdonerà i peccati e ci purificherà da ogni colpa »(1 Gv 1,5-9).

Il santo Simeone, quando finalmente ha la fortuna di trovarsi con Gesù Bambino nel tempio, saluta in lui la salvezza che i popoli speravano e, colmo di gioia, esclama: «Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele » (Lc2,29- 32). Echeggiano qui, nel cantico di Simeone, diversi oracoli profetici; tra di essi c’è questo del profeta Isaia: « lo ti renderò luce delle nazioni perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra » (Is 49,6). ……