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28 Marzo 2025 – Vangelo e commento di don Luigi Maria Epicoco

///Vangelo e commento di Don Luigi Maria Epicoco///

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 12,28b-34

In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi».
Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocàusti e i sacrifici».
Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

Parola del Signore.

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Commento al Vangelo Mc 12, 28b-34

Allora si accostò uno degli scribi che li aveva uditi discutere, e, visto come aveva loro ben risposto, gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?»”.

Stranamente lo scriba che rivolge a Gesù questa domanda non lo fa per metterlo alla prova, ma per rendersi conto se effettivamente Gesù ha capito fino in fondo il messaggio di Dio di cui si dichiara figlio.

La sua domanda non serve semplicemente ad ottenere una risposta esatta, ma serve a comprendere se Gesù è capace di saper far dialogare il primato dell’amore di Dio con la necessità dell’amore al prossimo. Cosa fa un credente, dà la precedenza a Dio, a se stesso o al prossimo? La risposta di Gesù è chiara: bisogna dare la precedenza a Dio con tutto noi stessi, ma il miglior modo di dare la precedenza a Lui è prendere sul serio noi stessi e il prossimo.

È difficile anche per noi cristiani comprendere che la vita spirituale, la vita di fede, l’esperienza ecclesiale non è in contrapposizione alla nostra vita di ogni giorno, alle cose che facciamo, alla gente che popola la nostra esistenza. Una vera vita spirituale, una vera vita di fede, un’autentica partecipazione ecclesiale non crea nevrosi, divisioni, contrapposizioni, bensì fornisce un’unità di fondo tra tutte queste esperienze.

Capita allora che tu riesci a capire il significato profondo che unisce ciò che si celebra sull’altare, con ciò che si prepara per la tavola, con quello che si compie in una fabbrica, o con tutto ciò che incontriamo nella vita di ogni giorno. Chi riesce a intuire questa unità di fondo della vita allora ha capito davvero che cos’è il messaggio di Cristo. Diversamente saremo persone diverse a seconda di dove ci troviamo e con chi ci troviamo.

Essere invece se stessi davanti all’altare, davanti al proprio coniuge, davanti ai propri figli, davanti ai propri amici, davanti al proprio dovere quotidiano e persino davanti alle proprie fragilità, rende ciascuno di noi veri discepoli e persone unificate.

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Santo del giorno: San Cástore, martire