Per una maggiore comprensione del messaggio che “Nostra Signora del Rosario” ci ha dato a Fatima, affidandolo ai tre Pastorelli Lucia, Francesco e Giacinta, ogni sabato, escluso il primo sabato del mese, leggiamo e riflettiamo su alcuni stralci dell’opera “ Gli Appelli del messaggio di Fatima” scritto da Suor Lucia di Gesù e del Cuore Immacolato ( nome assunto da religiosa da Lucia dos Santos, pastorella di Fatima).
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Quarta parte – IL ROSARIO ( parte 1° di 3)
Orazione nobile e potente
Abbiamo visto in precedenza come Dio, sapendo del grande bisogno che abbiamo di pregare ma sapendo anche quanto siano diverse le possibilità e le situazioni della vita di ciascuno di noi per poter fare a tutti la stessa richiesta, ha voluto chiedere la preghiera quotidiana del rosario, ponendosi al livello semplice e comune di tutti noi. Nell’apparizione del giorno 13 di maggio del 1917, Nostra Signora chiese subito: «Recitate la Corona tutti i giorni »; e questo appello l’avrebbe rinnovato tutti i mesi fino ad ottobre.
Ebbene, tenendo presente sia l’insistenza con cui Dio, attraverso il suo Messaggio di Fatima, ci raccomanda la preghiera del rosario o corona, sia ciò che al riguardo ha detto il Magistero della Chiesa nel corso degli anni, possiamo pensare che il rosario o corona sia la formula di preghiera vocale che in genere più conviene a tutti e che più dobbiamo stimare, impegnandoci al meglio per non trascurarla mai.
Purtroppo non manca, in questi tempi di disorientamento, chi tenta di parlare in maniera negativa della recita della corona, obiettando, per esempio, che non si tratta di una preghiera liturgica. Molto tempo fa venni a sapere con molto dispiacere di un articolo in questo senso. Avendo qualcuno chiesto all’articolista come aveva osato scrivere e pubblicare tali assurdità rispose: « Sono stato costretto a farlo! ». Ma non sapeva che non esiste al mondo nessuna autorità che possa costringerci a procedere contro la nostra coscienza?! È il mistero della debolezza umana che in molti casi, per lusingare le creature, forse per interessi terreni, non si preoccupa di incorrere nell’indignazione di Dio e nelle pene con le quali egli punisce il peccato. Contrariamente a quanto scritto da questa persona e da altre sulla stessa linea, vi dico che la preghiera del rosario è un’orazione biblica ed è tutta ricavata dalla sacra liturgia.
Iniziamo la preghiera della Corona con le parole: « Deus, in adiutorium meum intende. Domine, ad adiuvandum me festina ». Ossia: « O Dio, vieni a salvarmi. Signore, vieni presto in mio aiuto ». Questa è la supplica che dirigiamo a Dio all’inizio dei diversi momenti della liturgia delle Ore.
Successivamente recitiamo: «Gloria Patri, et Filio, et Spiritui Sancto. Sicut erat principio, et nunc et semper, et in saecula saeculorum. Amen ». Ossia: «Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo, come era nel principio, ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen ». Questa lode che dirigiamo a Dio all’inizio di ogni decina della Corona è la stessa con la quale concludiamo i salmi nella liturgia delle Ore, ed è presente nella santa Messa, sia nell’acclamazione al Vangelo della solennità della Santissima Trinità, sia nella sua forma più estesa che è l’inno sacro « Gloria a Dio nell’alto dei Cieli », iniziato dagli angeli a Betlemme.
II « Padre nostro », che recitiamo ad ogni decina della corona, ci è stato insegnato da Gesù Cristo quando i suoi discepoli gli chiesero di insegnare loro a pregare: « Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male » (Mt 6,9-13). Questa preghiera, che rivolgiamo a Dio in tutte le decine della corona, è un’orazione biblica e fa parte della liturgia: si recita quotidianamente nella santa Messa e nella liturgia delle Ore.
Poi segue la preghiera dell’« Ave Maria », che ripetiamo dieci volte formando così una decina della nostra corona. È una preghiera biblica. Comincia con le parole che l’angelo San Gabriele ha rivolto a Maria quando fu inviato da Dio per annunciarle l’incarnazione del Verbo: « L’angelo Gabriele fu mandato da Dio (…) a una vergine (…). La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: “Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te” » (Lc 1,26-28). Penso che Dio, nell’inviare l’angelo, gli abbia suggerito le parole con le quali doveva salutare Maria nell’annunciarle da parte sua il mistero dell’incarnazione del Verbo.
E santa Elisabetta, mossa dallo Spirito Santo, disse: « Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo » (Lc 1,42).
E così nacque, ispirata da Dio, l’Ave Maria: « Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te, tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù ».
Questo saluto dobbiamo considerarlo diretto alla Vergine Maria da Dio stesso Dio, in modo naturale per ciò che riguarda le parole del messaggero celeste e in modo soprannaturale nelle parole che sbocciarono dalle labbra di santa Elisabetta per ispirazione dello Spirito Santo: « Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria (…) fu piena di Spirito Santo! Ed esclamò a gran voce: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo” » (Lc 1,41-42). Se santa Elisabetta ha pronunciato queste parole mossa dallo Spirito Santo, come ci dice la Sacra Scrittura, questa lode è dello Spirito Santo.
Ma questa lode è più per Dio che per Maria: Tu sei benedetta, perché benedetto è il frutto del grembo tuo; ed è in questo frutto e per questo frutto che ti viene da Dio la benedizione e l’essere benedetta fra tutte le donne. E così lo intese e cantò la Vergine Madre: « L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono » (Lc 1,46-50). Come si vede, tutta la lode di Maria s’innalza a Dio; egli ha posato il suo sguardo di misericordia sull’umiltà della sua serva.
Infine, I’« Ave Maria » è una preghiera biblica. Ma fa anche parte della liturgia, essendo presente in vari giorni dell’anno sia nella santa Messa che nella liturgia delle Ore.
In seguito, guidata dallo Spirito Santo che è colui che la illumina e assiste, la Chiesa ha concluso la formula dell’Ave Maria con un’umile supplica: «Santa Maria, madre di Dio, prega per noi, peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen ».
Questa supplica, che rivolgiamo a Maria perché interceda per noi presso Dio, non implica assolutamente nulla di contrario alla verità che ci insegna san Paolo: « Uno solo, infatti, è Dio e uno solo il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù » (1 Tm 2,5). Mediatore dotato della natura divina, che gli permette libero e naturale accesso alla parte di Dio, è uno solo: Gesù Cristo. Tuttavia « Ora non si dà mediatore per una sola persona e Dio è uno solo » (Gal 3,20), per cui c’è un’altra parte che il mediatore serve e rappresenta: l’umanità. E « l’uomo Gesù Cristo » è nostro mediatore per natura la natura umana che egli ha assunto in seno alla Vergine Maria. Ma Cristo non si è fatto uomo per restare egli solo come residuo sopravvissuto dell’umanità, ma per essere « primogenito tra molti fratelli » (Rm 8,29), che egli ha salvato restituendoci l’accesso alla presenza e all’intimità di Dio come nel paradiso terrestre. Egli però ha fatto di più: ci ha stretto a sé come membra di quel suo Corpo Mistico che è la Chiesa, presenza salvifica di Gesù fino alla fine dei tempi e fino ai confini della terra, che condivide per grazia e missione la triplice missione del Salvatore: profetica, sacerdotale e regale.
Perciò il mediatore divino è uno solo: Gesù Cristo; ma come intercessori supplicanti abbiamo Maria, i Santi, e possiamo esserlo tutti noi. Lo stesso san Paolo chiede in vari passi delle sue lettere che si preghi per lui e che si preghi gli uni per gli altri: « Vigilando a questo scopo con ogni perseveranza e pregando per tutti i santi, e anche per me, perché quando apro la bocca mi sia data una parola franca, per far conoscere il mistero del vangelo, del quale sono ambasciatore in catene, e io possa annunziarlo con franchezza come è mio dovere » (Ef 6,18-20).
Ora, se l’Apostolo dice a noi di pregare gli uni per gli altri, a maggiore ragione possiamo chiedere a Maria che preghi per noi; perché molto più gradita sarà al Signore la sua supplica, in virtù della sua dignità di Madre di Dio, della sua unione più stretta con Cristo, vero Dio e vero Uomo, per la sua missione di corredentrice con Cristo e per la sua eccelsa santità.
Tornando alla dimensione biblica e liturgica della preghiera della corona, vediamo ora la supplica che il Messaggio ci ha insegnato a recitare alla fine di ogni decina. Tale supplica, nel suo significato, la troviamo anche nella santa Messa, giacché le rubriche liturgiche ci ordinano di iniziare il santo Sacrificio con la confessione dei nostri peccati e la preghiera insegnata da Nostra Signora ci porta a chiedere il perdono di questi peccati: « O Gesù mio! Perdonateci, liberateci dal fuoco dell’inferno, portate in Cielo tutte le anime, specialmente quelle che più ne hanno bisogno » (Apparizione del 13 luglio 1917).
« Quelle che più ne hanno bisogno »: penso che siano quelle che si trovano nel maggior rischio di condanna. Con questa preghiera chiediamo a Dio che applichi a noi il frutto del Santo Sacrificio della Messa, che è la salvezza delle anime, con il perdono dei nostri peccati.
Così io credo che, dopo la preghiera liturgica del santo Sacrificio della Messa, l’orazione del santo rosario o corona, per l’origine e la sublimità delle preghiere che lo compongono e per i misteri della nostra redenzione che ricordiamo e meditiamo ad ogni decina, è la preghiera più gradita che possiamo offrire a Dio, e di maggior profitto per le nostre anime. Se così non fosse, Nostra Signora non ce l’avrebbe raccomandata con tanta insistenza. ……..