Per una maggiore comprensione del messaggio che “Nostra Signora del Rosario” ci ha dato a Fatima, affidandolo ai tre Pastorelli Lucia, Francesco e Giacinta, ogni sabato, escluso il primo sabato del mese, leggiamo e riflettiamo su alcuni stralci dell’opera “ Gli Appelli del messaggio di Fatima” scritto da Suor Lucia di Gesù e del Cuore Immacolato ( nome assunto da religiosa da Lucia dos Santos, pastorella di Fatima).
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Terza parte – I COMANDAMENTI DELLA LEGGE DI DIO ( parte 2° di 2)
I comandamenti si concludono con la carità
…….. Come ci insegna Gesù, tutta la legge è contenuta nell’amore a Dio e al prossimo per amore di Dio; ossia, amiamo il prossimo perché esso è figlio di Dio come noi e quindi nostro fratello, con una volontà ugualmente libera, con un uguale diritto e destino alla vita eterna. Perciò è questo amore che ci deve portare ad osservare tutti e ognuno dei comandamenti, perché tutti in qualche modo riguardano Dio e il prossimo. La loro osservanza porta sempre alla gloria di Dio e al bene di noi stessi e del prossimo. Al contrario, la loro trasgressione attacca la gloria esterna – cioè, la sua opera creata, non lui stesso – di Dio, danneggia il nostro bene personale e il bene del prossimo considerato sia individualmente che socialmente.
La ragione è questa: noi siamo membri del Corpo Mistico di Cristo che è la sua Chiesa, in cui avviene qualcosa di simile a ciò che avviene a qualsiasi corpo vivo: se un membro si ammala, tutto il corpo ne soffre; e quando si perde un membro, tutto il corpo ne risente. Ebbene, la trasgressione dei comandamenti è una rottura nell’amore: ogni volta che si manca gravemente ad un comandamento, si rompe il vincolo della carità che ci unisce a Dio e al prossimo; non possiamo dire che amiamo quando offendiamo!
A dire il vero, con la nostra trasgressione diminuiamo l’applicazione personale dell’opera redentrice di Gesù Cristo e conseguentemente il suo frutto; offendiamo il prossimo con il nostro cattivo esempio, sia inducendolo ad incamminarsi su cattive strade, sia danneggiandolo nei suoi diritti, salute, vita, beni, nel suo buon nome, onore, fama, dignità personale, ecc.
Ma danneggiamo anche noi stessi, privandoci della grazia di Dio, esponendoci al pericolo della condanna eterna, spogliandoci della nostra dignità personale, del buon nome, dell’onore, dei beni materiali, morali e spirituali, e in molti casi persino della possibilità stessa di esercitare la nostra libertà, giacché come dice il Signore: II peccatore diventa schiavo del peccato. Sacrifichiamo la salute e molte volte la vita temporale ed eterna. Tristi conseguenze della nostra trasgressione della Legge di Dio!
Non è difficile vedere come ogni violazione dei vari comandamenti finisca sempre con l’attentare alla legge della carità: carità verso Dio, visto che smettiamo di amarlo quando trasgrediamo la sua legge; carità verso il prossimo, perché direttamente o indirettamente viene offeso; carità verso noi stessi, perché ci sminuiamo e defraudiamo privandoci di beni irrecuperabili sia nel tempo che nell’eternità. Forse senza accorgercene, disprezziamo noi stessi.
I comandamenti si compiono nella carità. Tutti sono espressione di quella fiamma viva dell’amore che è Dio: Dio è carità, Dio è amore! È stato per amore che Dio ce li ha imposti; come fa un buon padre che dà ai suoi figli le istruzioni necessarie per poter procedere sulle buone strade ed essere felici.
I comandamenti sono i nostri migliori custodi; la miglior difesa della vita umana. Se tutti rispettassero i precetti divini, non ci sarebbero aggressori, ladri, adulteri, idolatri, né nemici di alcun genere. Ci ameremmo tutti come fratelli, aiutandoci reciprocamente nella gioia, nella pace e nel benessere, come figli uniti nella casa del padre. Sì, perché il mondo è proprio questo: la casa del nostro Dio e Padre, che ci ha creati tutti per vivere uniti sotto il suo sguardo paterno, godendo degli stessi beni e delle stesse carezze, seguendo lo stesso cammino segnato dalle medesime leggi, vivendo lo stesso ideale che conduce al possesso del medesimo Regno dove la vita non si estingue, la gioia non ha limiti e l’amore è eterno; eterno perché l’amore è Dio, l’amore è la vita di Dio che si diffonde nei suoi figli.
Ma come possiamo dire di avere la carità se non amiamo Dio e il prossimo, se non siamo capaci di sacrificarci quanto serve ad adempiere tutti ed ognuno dei comandamenti? Non abbiamo la carità se non siamo capaci di sacrificarci quanto serve per essere puri, casti, umili, fedeli a Dio e al prossimo; se non siamo capaci di sacrificarci per il bene dei nostri fratelli bisognosi che necessitano del nostro aiuto, del nostro soccorso, della nostra elemosina e conforto; se non siamo capaci di sacrificarci proprio per dare al prossimo bisognoso quello che ci avanza, e preferiamo spenderlo noi inutilmente e senza alcuna necessità.
Oh quanto si spende ovunque in passatempi peccaminosi, nella soddisfazione dei vizi, in bevande alcoliche, nei caffè, nelle case da gioco e di depravazione, nei lussi e nelle esagerate vanità, nel fumo, ecc.! Se abbiamo il coraggio di ridurre in cenere e mandare all’aria in fumo ciò che potremmo e dovremmo dare ai nostri fratelli bisognosi, sofferenti per la fame e il freddo, dov’è allora la nostra carità, il nostro amore a Dio e al prossimo?
Dov’è la nostra carità, se non siamo capaci di perdonare di cuore e di pagare il male con il bene? Se ci lasciamo trasportare dallo spirito di vendetta, dall’invidia, dalle gelosie, da preconcetti, dalle maldicenze, dall’odio, ecc.?
Così è scritto nella Sacra Scrittura: « Non andrai in giro a spargere calunnie fra il tuo popolo né coopererai alla morte del tuo prossimo. lo sono il Signore. Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello. (…) Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. lo sono il Signore. Osserverete le mie leggi » (Lv 19,16-19). Gesù Cristo ci ha insegnato a chiedere al Padre che perdoni i nostri peccati così come noi perdoniamo a chi ci ha offeso, e ce ne dice la ragione: « Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe » (Mt 6,14-15).
Nel suo vangelo, nel riferire questa domanda fatta da uno scriba a Gesù: « Qual è il primo comandamento? », san Marco lascia trasparire tutta la gioia per la risposta ricevuta che s’impossessò di quello scriba, che così replicò: « Hai detto bene, Maestro, e secondo verità che Egli è unico e non v’è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici » (Mc 12,32-33). In queste parole, troviamo spiegato splendidamente il primo e il maggiore di tutti i comandamenti, ossia l’amore: amore a Dio e al prossimo. Ma è necessario tenere presente che non lo rispetteremo integralmente finché trasgrediremo anche uno solo dei precetti dati da Dio; il fatto è che tutti sono racchiusi, fanno parte di questi due, per cui la loro trasgressione si ripercuote in una mancanza contro il comandamento della carità. Essi sono una specie di spiegazione più dettagliata che Dio ci ha dato sul modo in cui dobbiamo osservare il comandamento dell’amore.
Per concludere questa piccola riflessione sui dieci comandamenti della legge di Dio come parte integrante del suo Messaggio inviato alla terra tramite la sua e nostra madre, come un appello e un richiamo alla via da lui tracciata per tutti coloro che vogliano salvarsi -, vi lascio qui ciò che Gesù Cristo ha raccomandato ai suoi apostoli e anche a noi nelle ultime ore ormai della sua vita terrena: « Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. (…) Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri » (Gv 15,9-17).
Ma Gesù spinge ancora più oltre la perfezione dell’amore a Dio e al prossimo. Infatti, amare gli amici è facile; ma bisogna amare anche i nostri nemici e pagare con il bene il male che da essi abbiamo ricevuto. È qui che la nostra carità tocca il limite dell’eroismo! II Signore ha dato la vita per i suoi amici e anche per i suoi nemici: « Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno » (Lc 12,34). Ha chiesto perdono per i suoi nemici e ha voluto salvarli, lasciando l’esempio a conferma di ciò che ci aveva detto prima: « Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. (…) II vostro premio allora sarà grande e sarete figli dell’Altissimo; perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro » (Lc 6,27.35-36).
Ave Maria!