Per una maggiore comprensione del messaggio che “Nostra Signora del Rosario” ci ha dato a Fatima, affidandolo ai tre Pastorelli Lucia, Francesco e Giacinta, ogni sabato, escluso il primo sabato del mese, leggiamo e riflettiamo su alcuni stralci dell’opera “ Gli Appelli del messaggio di Fatima” scritto da Suor Lucia di Gesù e del Cuore Immacolato ( nome assunto da religiosa da Lucia dos Santos, pastorella di Fatima).
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Terza parte – I COMANDAMENTI DELLA LEGGE DI DIO
Rispettare i giorni di precetto (parte 1°di 3)
«Sei giorni faticherai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: tu non farai alcun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te. Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il giorno settimo » (Es 20,9-11) .
Il testo sacro ci dice che Dio ha prescritto il riposo al settimo giorno della settimana perché fosse un giorno santificato, consacrato al Signore in commemorazione e azione di grazie per l’opera della creazione. Sappiamo che nell’Antico Testamento il giorno della settimana riservato al riposo consacrato al Signore era il sabato. La Chiesa, autorizzata da Dio « A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli » (Mt 16,19) -, sostituì il sabato con la domenica per commemorare, insieme all’opera della creazione, l’opera di redenzione realizzata da Cristo, nostro Salvatore, che risuscitò in una domenica.
Chiarito questo punto, fissiamo la nostra attenzione nelle parole usate da Dio per prescriverci questo comandamento: «Sei giorni faticherai (…). Ma il settimo giorno è il giorno del riposo consacrato al Signore, tuo Dio ». Così, la domenica non è solo un giorno per il riposo fisico, con l’astensione dai lavori servili, ma anche e soprattutto un giorno da « consacrarsi al Signore »: un giorno di preghiera, nel quale ci incontriamo con Dio per ringraziarlo dei benefici che ci ha fatto, cantare le nostre lodi per il suo essere immenso, per i suoi doni infiniti dei quali ci ha fatti partecipi e chiedere il suo aiuto per le nostre necessità.
Nell’adempimento di questi doveri verso Dio, la Chiesa ci ha ordinato di ascoltare l’intera Messa la domenica e gli altri giorni di precetto. E non ci dobbiamo limitare ad assistere all’Eucaristia, ma dobbiamo prendere parte ad essa. Infatti, non è solo il sacerdote che celebra l’Eucaristia: egli presiede e consacra in nome di Cristo, ma tutti i fedeli che si trovano riuniti intorno all’altare vivono e celebrano con il sacerdote l’unico Sacrificio di Cristo. Perciò dobbiamo cercare di essere preparati a pregare con il sacerdote rispondendo e, come il sacerdote, avvicinarci all’altare per ricevere la Santa Comunione, il Corpo di Gesù Cristo.
Dico che bisogna essere preparati, perché, per ricevere il Corpo di Cristo, è necessario che la nostra coscienza non ci accusi di peccato grave. Perché, se siamo in peccato grave, allora per poterci comunicare è indispensabile prima ricevere l’assoluzione nel sacramento della Penitenza o Confessione.
La celebrazione dell’Eucaristia non è una semplice cerimonia alla quale assistiamo; è un avvenimento reale, nel quale ci incontriamo con il Dio vivo nella persona di suo Figlio, del quale celebriamo la rinnovazione della passione, morte e risurrezione, e comunichiamo al suo Corpo e Sangue, come egli stesso ci disse: « Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me » (Lc 22,19); «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo » (Mt 28,20).
II Signore ci dice, riferendosi al pane e al vino consacrati: « Questo è il mio corpo». Perciò, se il Signore dice che è», è, e non può non essere, perché la parola di Dio realizza ciò che significa. In virtù di questa parola, sotto le specie del pane e del vino consacrati c’è il corpo e il sangue di Gesù Cristo, per tutto il tempo che le specie si conservano. In virtù della parola di Dio, si è operato il fenomeno della transostanziazione. Qui la nostra fede dev’essere ferma, perché è alimentata e chiarita dalla parola di Dio, che per noi è vita e luce. Non camminiamo tra le tenebre, sappiamo dove andiamo, seguiamo la via che Dio ci ha tracciato, seguiamo Colui che disse: « lo sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me» ( G v 14,6)
Così, se la nostra osservanza del precetto domenicale si limitasse solo a non lavorare, non potremmo dire con tranquilla coscienza che abbiamo obbedito al comandamento di Dio, perché avremmo rispettato la parte riguardante il riposo, ma ci mancherebbe la parte della consacrazione del giorno del Signore. Dio non ci ha creati semplici esseri materiali, ma abbiamo anche una parte del nostro essere che è spirituale, che ci rende simili a Dio: siamo esseri che pensano, conoscono, liberamente scelgono e decidono; siamo opera del pensiero di Dio, creata per volontà di Dio. Perciò la parte spirituale di noi stessi deve accompagnare e santificare il riposo fisico, corporale. ……