Per una maggiore comprensione del messaggio che “Nostra Signora del Rosario” ci ha dato a Fatima, affidandolo ai tre Pastorelli Lucia, Francesco e Giacinta, ogni sabato, escluso il primo sabato del mese, leggiamo e riflettiamo su alcuni stralci dell’opera “ Gli Appelli del messaggio di Fatima” scritto da Suor Lucia di Gesù e del Cuore Immacolato ( nome assunto da religiosa da Lucia dos Santos, pastorella di Fatima).
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Terza parte – I COMANDAMENTI DELLA LEGGE DI DIO
Non invocare il nome di Dio a sostegno della menzogna (Parte 1° di 2)
« Non pronunciare invano il nome del Signore tuo Dio, perché il Signore non ritiene innocente chi pronuncia il suo nome invano » (Dt 5,11).
Questo comandamento ci obbliga a vivere nella verità con Dio, con il prossimo e con noi stessi. A Dio ripugna la menzogna, perché Dio è verità. Nel Vangelo di san Giovanni leggiamo: « E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità »(Gv1,14) . E in un altro passo dello stesso scritto sacro Gesù Cristo ci dice di se stesso: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me » (Gv 14,6). Se, come dice Gesù, non possiamo andare al Padre se non per mezzo di Lui, e Lui è la verità, questo dimostra che non possiamo andare a Dio se non per la via della verità.
Non possiamo ingannare Dio, perché Egli tutto penetra e tutto vede, come l’acqua cristallina che sgorga dalla fonte più limpida. Dio ha sempre davanti a Sé le nostre opere, le nostre intenzioni, i nostri desideri.
Veniamo meno alla verità verso Dio, quando non compiamo le nostre promesse, i nostri voti, i nostri giuramenti. Nella Sacra Scrittura è scritto: « Quando avrai fatto un voto al Signore tuo Dio, non tarderai a soddisfarlo, perché il Signore tuo Dio te ne domanderebbe certo conto e in te vi sarebbe un peccato. Ma se ti astieni dal far voti non vi sarà in te peccato. Manterrai la parola uscita dalle tue labbra ed eseguirai il voto che avrai fatto volontariamente al Signore tuo Dio, ciò che la tua bocca avrà promesso» (Dt 23,22-24).
Perciò, se non adempiamo le nostre promesse, mentiamo a Dio. I nostri voti, i nostri giuramenti e le nostre promesse hanno invocato Dio invano. Anzi, come ci dice il testo sacro, nessuno ci ha obbligati a promettere; abbiamo fatto volontariamente quest’offerta a Dio. Perciò, una volta fatta, siamo obbligati a mantenerla.
Allo stesso modo, non possiamo ingannare il prossimo, e ancor meno invocare il nome di Dio come testimone delle nostre affermazioni false, ingannevoli e astute. Dio considera come fatto a lui tutto il male e tutto il bene che si fa al prossimo. Così ci insegna Gesù Cristo nel Vangelo: « In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40). E Dio ne tiene conto per punire o ricompensare. È ciò che vediamo nella scena del giudizio finale: « Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me. Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. Anch’essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l’avete fatto a me. E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna » (Mt 25,31-46).
Qui Dio si mostra come un padre, che considera fatto a sé ciò che di bene o di male si fa ai suoi figli. Se Dio ci parla così del bene che non abbiamo fatto a favore dei nostri fratelli, cosa dirà del male che abbiamo causato loro? Cosa dirà, se in modo menzognero, calcolato o astuto inganniamo il prossimo? E lo inganniamo, forse abusando della sua ingenuità o della fiducia che ha posto in noi, e ci scusiamo dicendo: «Non doveva essere così sciocco, non doveva lasciarsi ingannare! ». Ma quale sarà la risposta di Dio a tutta questa serie di menzogne, di cui il mondo purtroppo è pieno?
E menzogna è tutta la falsità, tutta l’ipocrisia, tutta la finzione. La sua gravità è tanto maggiore quanto maggiore è il danno causato alla gloria di Dio e al bene del prossimo. Nel Vangelo possiamo vedere come Dio condanna questo peccato: « Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima della menta, dell’anèto e del cumino, e trasgredite le prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle. (…) Ebbene, colmate la misura dei vostri padri! Serpenti, razza di vipere, come potrete scampare dalla condanna della Geenna?» (Mt23,23.32-33). ………