///Vangelo e commento di Don Luigi Maria Epicoco///
Dal Vangelo secondo Marco
Mc 3,1-6
In quel tempo, Gesù entrò di nuovo nella sinagoga. Vi era lì un uomo che aveva una mano paralizzata, e stavano a vedere se lo guariva in giorno di sabato, per accusarlo.
Egli disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati, vieni qui in mezzo!». Poi domandò loro: «È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?». Ma essi tacevano. E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse all’uomo: «Tendi la mano!». Egli la tese e la sua mano fu guarita.
E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.
Parola del Signore.
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Commento al Vangelo Mc 3, 1-6
Nel racconto della guarigione dell’uomo dalla mano inaridita ci sono due questioni da prendere in esame. La prima è quella simbolica: quest’uomo che non può usare la sua mano sembra essere l’immagine di tutte quelle persone che con la testa comprendono tutto, ma sono paralizzate nella volontà, nella capacità di mettere in pratica ciò che hanno capito. È frustante capire e non riuscire a fare. Il dolore di quest’uomo è esattamente questo.
La seconda questione sollevata da questo racconto nasce dalla solita polemica sul sabato:
“C’era un uomo che aveva una mano inaridita, e lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato per poi accusarlo”.
C’è un tempo opportuno per prendere sul serio il dolore delle persone? Ci sono giorni in cui a chi soffre gli va detto “ripassa lunedì?”. Chi solitamente pensa in questo modo non ha mai veramente sofferto. Gesù sa bene che la sofferenza concreta di quest’uomo è ciò che può rendere quel sabato veramente sacro o veramente inutile:
“«È lecito in giorno di sabato fare il bene o il male, salvare una vita o toglierla?». Ma essi tacevano”.
Dovremmo attualizzare questa domanda di Gesù: possiamo ignorare il dolore concreto delle persone? Possiamo semplificare la vita chiedendo a chi non rientra negli schemi di arrangiarsi?
Il Vangelo non ci dice come mai quell’uomo ha la mano in quel modo. Non ci dice se lui stesso ne è il responsabile o è il frutto di un incidente o è nato proprio così. C’è qualcosa più interessante della causa, è il fatto che quella sofferenza è reale.
Un credente è chiamato a prendere a cuore ogni tipo di sofferenza, e solo dopo che l’ha preso a cuore può permettersi anche di dire una parola di verità su quella sofferenza.
Dire la verità senza prendere a cuore è tipico del demonio. Ma è diabolico anche prendere a cuore senza dire poi una parola di verità.
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Santo del giorno: Sant’Antonio abate