Per una maggiore comprensione del messaggio che “Nostra Signora del Rosario” ci ha dato a Fatima, affidandolo ai tre Pastorelli Lucia, Francesco e Giacinta, ogni sabato, escluso il primo sabato del mese, leggiamo e riflettiamo su alcuni stralci dell’opera “ Gli Appelli del messaggio di Fatima” scritto da Suor Lucia di Gesù e del Cuore Immacolato ( nome assunto da religiosa da Lucia dos Santos, pastorella di Fatima).
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Appello alla vita di piena consacrazione a Dio
Diciottesimo appello del Messaggio (Parte 2° di 4)
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I consigli evangelici che abbracciamo costituiscono il sacrificio che offriamo a Dio, la rinuncia a tutte le cose della terra e a noi stessi per andare dietro a lui con amore puro, con generosità, con gioia. E una volta offerto a Dio il nostro sacrificio, non ci è più permesso tornare indietro. Così è scritto nella Sacra Scrittura: « Questo il Signore ha ordinato: Quando uno avrà fatto un voto al Signore o si sarà obbligato con giuramento ad una astensione, non violi la sua parola, ma dia esecuzione a quanto ha promesso con la bocca » (Nm 30,2-3). E dice in un altro posto: « Quando avrai fatto un voto al Signore tuo Dio, non tarderai a soddisfarlo, perché il Signore tuo Dio te ne domanderebbe certo conto e in te vi sarebbe un peccato. Ma se ti astieni dal far voti non vi sarà in te peccato. Manterrai la parola uscita dalle tue labbra ed eseguirai il voto che avrai fatto volontariamente al Signore tuo Dio, ciò che la tua bocca avrà promesso » (Dt 23,22-24). Interpretando questi ordini di Dio, Qoeleth dice: « Quando hai fatto un voto a Dio, non indugiare a soddisfarlo, perché egli non ama gli stolti: adempi quello che hai promesso. È meglio non far voti, che farli e poi non mantenerli. Non permettere alla tua bocca di renderti colpevole e non dire davanti al messaggero che è stata una inavvertenza, perché Dio non abbia ad adirarsi per le tue parole e distrugga il lavoro delle tue mani. » (Qo 5,3-6).
Abbiamo scelto Dio come eredità e non possiamo tornare indietro, né scambiarlo con nessuna cosa della terra o con noi stessi, così poveri che nello scambio ci impoveriremmo ancor più e ci perderemmo. Siamo figli di un Padre che è Dio: non lasciamo la casa di nostro padre per la povera capanna dei peccatori.
Siamo stati scelti per seguire Cristo vergine – lo sposo delle vergini. – , umile, obbediente, casto e povero. Cristo vergine, sposo delle vergini: è vergine, ha scelto per sé una madre vergine, e, come giglio puro, si trova e si compiace di stare tra le vergini. Così ce lo presenta l’autore del libro dell’Apocalisse: « Poi guardai ed ecco l’Agnello ritto sul monte Sion e insieme centoquarantaquattromila persone che recavano scritto sulla fronte il suo nome e il nome del Padre suo. Udii una voce che veniva dal cielo, come un fragore di grandi acque e come un rimbombo di forte tuono. La voce che udii era come quella di suonatori di arpa che si accompagnano nel canto con le loro arpe. Essi cantavano un cantico nuovo davanti al trono e davanti ai quattro esseri viventi e ai vegliardi. E nessuno poteva comprendere quel cantico se non i centoquarantaquattromila, i redenti della terra. Questi (…) sono infatti vergini e seguono l’Agnello dovunque va. Essi sono stati redenti tra gli uomini come primizie per Dio e per l’Agnello. Non fu trovata menzogna sulla loro bocca; sono senza macchia » (Ap 14,1-5). Qui l’agnello è Cristo, coloro che lo accompagnano ovunque sono le persone vergini.
La verginità è il frutto di quell’amore puro con il quale le persone si consacrano pienamente a Cristo: si danno senza riserva, si consegnano senza limiti, per sempre. A esse si riferì Cristo quando disse: « Vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca » (Mt 19,12). La verginità è il dono dell’amore puro che si innalza tutto e solo a Dio; è il laccio della più stretta unione con Dio; è quel linguaggio dell’amore puro che non a tutti è stato dato di comprendere, come dice Gesù Cristo: «Non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è stato concesso » (Mt 19,11).
La verginità è il segreto dell’amore, l’eco della voce divina che penetra nell’anima con la scelta che di essa fa lo sposo delle vergini consacrate: « Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga » (Gv 15,16). Cristo ci ha scelti perché possiamo dare frutto più abbondante e perché questo frutto rimanga; ci ha chiamati per nome e ci ha inseriti nel corteo dei vergini; ci ha portati a bere alla fonte dell’acqua viva e ci ha nutriti con i frutti dell’albero della vita, secondo la promessa del Signore: « A colui che ha sete darò gratuitamente acqua della fonte della vita. Chi sarà vittorioso erediterà questi beni; io sarò il suo Dio ed egli sarà mio figlio. (…) Beati coloro che lavano le loro vesti: avranno parte all’albero della vita e potranno entrare per le porte nella città. Fuori i cani, i fattucchieri, gli immorali, gli omicidi, gli idolàtri e chiunque ama e pratica la menzogna!» (Ap 21,6-7; 22,14-15).
Gesù Cristo ci ha scelti per seguire, lui vergine, umile, obbediente, casto e povero.
L’umiltà è una delle virtù principali per seguire fedelmente Cristo. È così che egli ci si presenta: « Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero » (Mt 11,28-30).
L’umiltà di cuore, lo stesso riconoscimento del nostro nulla, delle nostre deficienze, della nostra debolezza, della nostra inesperienza e incapacità, ci devono mantenere in un atteggiamento di piena fiducia nell’amore e nella misericordia di Dio. Così ci ha insegnato Nostra Signora, nel suo bel cantico: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. (…) Ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili »( Lc 1,46-48.52 ). E Gesù Cristo conclude così la parabola della preghiera del fariseo e del pubblicano nel Tempio, che meritarono da Dio un’accoglienza opposta: « Perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato » (Lc 18,14).
Ai due discepoli che pretendevano di occupare i due primi posti nel Regno dei Cieli, il Signore dà una lezione di umiltà in questi termini: « I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere. Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo, e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo; appunto come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti » (Mt 20,25-28). È con questi sentimenti che le nostre anime si rendono gradite agli occhi di Dio, attraendo su di noi le predilezioni del suo amore: « Ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote »(Lc 1,53). Dobbiamo cantare le misericordie del Signore come il Salmista: « Celebrate il Signore perché è buono, perché eterna è la sua misericordia. Lo dicano i riscattati del Signore, che egli liberò dalla mano del nemico e radunò da tutti i paesi, dall’oriente e dall’occidente, dal settentrione e dal mezzogiorno. Vagavano nel deserto, nella steppa, non trovavano il cammino per una città dove abitare. Erano affamati e assetati, veniva meno la loro vita. Nell’angoscia gridarono al Signore ed egli li liberò dalle loro angustie. Li condusse sulla via retta, perché camminassero verso una città dove abitare. Ringrazino il Signore per la sua misericordia, per i suoi prodigi a favore degli uomini; poiché saziò il desiderio dell’assetato, e l’affamato ricolmò di beni. Abitavano nelle tenebre e nell’ombra di morte, prigionieri della miseria e dei ceppi, perché si erano ribellati alla parola di Dio e avevano disprezzato il disegno dell’Altissimo. Egli piegò il loro cuore sotto le sventure; cadevano e nessuno li aiutava. Nell’angoscia gridarono al Signore ed egli li liberò dalle loro angustie. Li fece uscire dalle tenebre e dall’ombra di morte e spezzò le loro catene. Ringrazino il Signore per la sua misericordia, per i suoi prodigi a favore degli uomini; perché ha infranto le porte di bronzo e ha spezzato le barre di ferro » (Sal 107106, 1-15). Questo Salmo ci mostra come Dio favorisce e aiuta il cuore contrito e umile.
L’umiltà, secondo quanto dice santa Teresa di Gesù, è vivere nella verità con Dio, con la propria coscienza e con il prossimo; è riconoscere con sincerità ciò che siamo e confessarlo senza raggi né ipocrisie o finzioni, soprattutto davanti a Dio e alla propria coscienza; non voler illudere noi stessi né il prossimo sembrando ciò che non siamo né valiamo; non anteporci agli altri, né esigere di occupare i primi posti o di ricevere gli onori del mondo, perché sono falsi, menzogneri e ingannatori. Fu su questa via che i demoni si persero e hanno ingannato e trascinato molte persone dietro di sé. L’orgoglio è la negazione dell’umiltà e il più grave e sottile di tutti i peccati. ……