Per una maggiore comprensione del messaggio che “Nostra Signora del Rosario” ci ha dato a Fatima, affidandolo ai tre Pastorelli Lucia, Francesco e Giacinta, ogni sabato, escluso il primo sabato del mese, leggiamo e riflettiamo su alcuni stralci dell’opera “ Gli Appelli del messaggio di Fatima” scritto da Suor Lucia di Gesù e del Cuore Immacolato ( nome assunto da religiosa da Lucia dos Santos, pastorella di Fatima).
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Appello alla perfezione della vita cristiana
Diciassettesimo appello del Messaggio (Parte 2° di 4)
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Quando arrivò il giorno stabilito dal Padre per iniziare la sua vita e missione pubblica, Gesù Cristo si preparò al battesimo, alla penitenza e alla preghiera. La narrazione evangelica ci fa sentire che tutto era pronto e lo aspettava: « Nell’anno decimoquinto dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, (…) sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio scese su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. Ed egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. (…) Poiché il popolo era in attesa e tutti si domandavano in cuor loro, riguardo a Giovanni, se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: “lo vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco”» (Lc 3,1-3.15-16)
«In quel tempo Gesù dalla Galilea andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: “Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?”. Ma Gesù gli disse: “Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia”. Allora Giovanni acconsentì. Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua. (…) Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto (…). E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame » (Mt 3,13-16; 4,1-2).
La preghiera e la penitenza sono la base fondamentale sulla quale Gesù Cristo stabilisce la sua missione sacra di Maestro, Medico e Redentore.
Come Maestro, egli chiarisce e spiega i punti oscuri e mal interpretati delle Sacre Scritture riassumendo così la sua posizione: «Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto per abolire, ma per dare compimento» (Mt 5,17). Darle compimento non nel senso di aggiungere qualche norma o precetto che ancora potesse mancarle, ma dare compimento nell’essenziale della legge – la carità. Così, il Signore corregge alcune intransigenze dei farisei, dicendo loro: «Non avete letto quello che fece Davide quando ebbe fame insieme ai suoi compagni? Come entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell’offerta, che non era lecito mangiare né a lui né ai suoi compagni, ma solo ai sacerdoti? O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio infrangono il sabato e tuttavia sono senza colpa? Ora io vi dico che qui c’è qualcosa più grande del tempio. Se aveste compreso che cosa significa: Misericordia io voglio e non sacrificio, non avreste condannato individui senza colpa » (Mt 12,3-7). Si tratta di una lezione di carità e di giustizia che sa mettere al primo posto la compassione e la misericordia verso il prossimo bisognoso.
In un’altra occasione, il maestro ci insegna e ci invita a distinguere il divino dall’umano, nelle norme della vita. I farisei e gli scribi gli dissero: “Perché i tuoi discepoli trasgrediscono la tradizione degli antichi? Poiché non si lavano le mani quando prendono cibo!“. Ed egli rispose loro: “Perché voi trasgredite il comandamento di Dio in nome della vostra tradizione? Dio ha detto: Onora il padre e la madre e inoltre: Chi maledice il padre e la madre sia messo a morte. Invece voi asserite: Chiunque dice al padre o alla madre: Ciò con cui ti dovrei aiutare è offerto a Dio, non è più tenuto a onorare suo padre o sua madre. Così avete annullato la parola di Dio in nome della vostra tradizione. Ipocriti! Bene ha profetato di voi Isaia, dicendo: Questo popolo mi onora con le labbra ma il suo cuore è lontano da me. Invano essi mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini“. Poi riunita la folla disse: “Ascoltate e intendete! Non quello che entra nella bocca rende impuro l’uomo, ma quello che esce dalla bocca rende impuro l’uomo! (…) Tutto ciò che esce dalla bocca proviene dal cuore, (…) e dal cuore, infatti, provengono i propositi malvagi, gli omicidi, gli adultèri, le prostituzioni, i furti, le false testimonianze, le bestemmie. Queste sono le cose che rendono immondo l’uomo, ma il mangiare senza lavarsi le mani non rende immondo l’uomo” (Mt 15,1-20. )Gesù, a sua volta, sfidava anche i suoi ascoltatori ad interrogarsi sui passi oscuri del Libro Sacro per scoprirvi i segreti di Dio: « Trovandosi i farisei riuniti insieme, Gesù chiese loro: “Che ne pensate del Messia? Di chi è figlio?”. Gli risposero: “Di Davide”. Ed egli a loro: “Come mai allora Davide, sotto ispirazione, lo chiama Signore, dicendo: Ha detto il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io non abbia posto i tuoi nemici sotto i tuoi piedi? Se dunque Davide lo chiama Signore, come può essere suo figlio?”. Nessuno era in grado di rispondergli nulla» (Mt 22,41-46), perché ancora ignoravano che il figlio di David e era il Figlio stesso di Dio.
Con tutta questa autorità divina ed umana, Gesù non vuole togliere autorità ai maestri dell’epoca agli occhi del popolo; semplicemente rimprovera loro l’incoerenza tra le parole che insegnano e le loro stesse opere che le contraddicono: « Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno. (…) Ma voi non fatevi chiamare “rabbi”, perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli. E non fatevi chiamare “maestri”, perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo. Il più grande tra voi sia vostro servo; chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato» (Mt 23,2-12).
In queste belle lezioni di Gesù Cristo, che ho appena trascritto, e in tante altre che egli ci ha lasciato, compare l’obbligo che abbiamo di praticare la carità e di evitare l’impurità, che rende la nostra persona indegna di essere con Dio e con il prossimo; vediamo poi come ci nobilitiamo rispettando l’autorità e praticando la virtù dell’umiltà. È il nostro maestro che ci dice: « Colui che si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato» (Mt 23,2-12).
Sul nostro cammino, la dottrina di Gesù Cristo è luce e vita: seguendola siamo certi di non sbagliare. Già molti anni prima della venuta del Signore al mondo, il profeta Isaia l’annunciò in questi termini: « Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia. Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete e come si gioisce quando si spartisce la preda» (Is 9,1-2). E la conferma dell’adempimento di questo annuncio profetico ce l’ha data lo stesso Gesù: « lo come luce sono venuto nel mondo, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre. Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo. Chi mi respinge e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho annunziato lo condannerà nell’ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me, ma il Padre che mi ha mandato, egli stesso mi ha ordinato che cosa devo dire e annunziare. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico come il Padre le ha dette a me » (Gv 12,46- 50). Concludendo, Gesù Cristo è il nostro maestro e la sua parola è la parola di Dio. Attraverso di essa – se la seguiremo – saremo salvi; essa segna la via che dobbiamo seguire tutti i giorni della nostra vita.
Ma nella sua vita pubblica Gesù si è presentato anche come Medico che cura le nostre infermità spirituali e corporali. Un giorno Gesù si trovava a tavola a casa di Matteo – l’aveva appena invitato ad essere suo discepolo – e i farisei erano scandalizzati nel vederlo mangiare con pubblicani e peccatori, « dicevano ai suoi discepoli: “Perché il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?”. Gesù li udì e disse: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori” » (Mt 9,11-13). Egli confermò questa affermazione quando era ospite in casa di Zaccheo e vide la conversione di quest’uomo: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch’egli è figlio di Abramo; il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto » (Lc 19,9-10).
Quello che gli interessa in primo luogo è curare le anime dalle ferite causate dal peccato e salvare quelli che soffrono di tali mali. L’esempio di questo l’abbiamo nel perdono che offre alla peccatrice pentita. Gesù si trovava in casa di un fariseo, invitato da questi. Mentre erano a tavola, arrivò una donna, conosciuta pubblicamente come peccatrice, la quale, mettendosi ai piedi del Signore, cominciò a piangere i suoi peccati. Gesù si rivolse a lei e le disse: « Ti sono perdonati i tuoi peccati (…). La tua fede ti ha salvata; va’ in pace! » (Lc 7,48.50). ……..