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Gli Appelli del Messaggio di Fatima

Per  una maggiore comprensione del messaggio che “Nostra Signora del Rosario” ci ha dato a Fatima, affidandolo ai tre Pastorelli Lucia, Francesco e Giacinta, ogni sabato, escluso il primo sabato del mese, leggiamo e riflettiamo su  alcuni stralci dell’opera “ Gli Appelli  del messaggio di Fatima”  scritto da Suor Lucia di Gesù e del Cuore Immacolato ( nome assunto da religiosa da Lucia dos Santos, pastorella di Fatima).

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Appello alla santificazione della famiglia

Sedicesimo appello del Messaggio (Parte 2° di 2)

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L’evangelista San Luca, dopo averci narrato come Gesù Cristo già adolescente sia salito al tempio di Gerusalemme, si sia smarrito lontano dai genitori e sia poi stato da essi ritrovato tre giorni dopo, aggiunge: «Partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini » (Lc2,51-52).

Non compiono la missione e il compito che è stato loro assegnato da Dio i genitori che non insinuano nei loro figli sin da piccoli la conoscenza di Dio e dei suoi precetti e non insegnino loro a tenerli presenti e a praticarli. È una legge che Dio ha prescritto al suo popolo: « Questi precetti che oggi ti dò, ti stiano fissi nel cuore; li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando sarai seduto in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai » (Dt 6,6-7). I genitori che trascurano questo precetto del Signore si rendono responsabili dell’ignoranza dei figli e delle deviazioni derivanti da questa ignoranza. Molte volte questa è la causa della vita disordinata di costoro, che tormenta gli ultimi anni di vita dei genitori, che così perdono se stessi.

Quanto detto rimane valido anche quando affidano i figli ad educatori competenti, perché nel loro cuore ciò che rimane inciso più profondamente è quanto è stato assorbito tra le braccia paterne e nel grembo della madre. Non c’è nulla che possa esimere i genitori da questa missione sublime: Dio l’ha affidata a loro e a lui ne devono rispondere.

I genitori sono incaricati di guidare i primi passi dei figli accanto all’altare di Dio, insegnare loro ad alzare le mani innocenti e a pregare, aiutarli a sapere incontrare Dio nella loro via e a seguire l’eco della sua voce. È questa la missione di maggiore responsabilità e importanza che è stata affidata ai genitori. Essi devono compierla così bene che, nel corso della vita, il ricordo dei genitori riesca sempre a risvegliare nei figli il ricordo di Dio e dei suoi insegnamenti.

Questa è la raccomandazione dell’apostolo San Paolo: « Figli, obbedite ai vostri genitori nel Signore, perché questo è giusto. Onora tuo padre e tua madre: è questo il primo comandamento associato a una promessa: perché tu sia felice e goda di una vita lunga sopra la terra. E voi, padri, non inasprite i vostri figli, ma allevateli nell’educazione e nella disciplina del Signore » (Ef 6,1-4). E nella seconda lettera di San Giovanni, destinata sicuramente ad una comunità ecclesiale ma che egli vede personificata nella figura di una madre – « la Signora eletta e i suoi figli » -, troviamo nella penna dell’apostolo un elogio che vorremmo fosse di tutti i padri e madri: «Mi sono molto rallegrato di aver trovato alcuni tuoi figli che camminano nella verità, secondo il comandamento che abbiamo ricevuto dal Padre. E ora prego te, Signora, non per darti un comandamento nuovo, ma quello che abbiamo avuto fin dal principio, che ci amiamo gli uni gli altri » (2 Gv 4-5).

Nelle famiglie, che si compongono di genitori e figli, ci sono doveri da compiere da parte dei genitori verso i figli e, viceversa, di questi verso i genitori. Il libro del Siracide, dopo aver elencato i molteplici doveri dei figli, conclude con questo appello alla loro mansuetudine e dolcezza: « Figlio, nella tua attività sii modesto, sarai amato dall’uomo gradito a Dio. Quanto più sei grande, tanto più umiliati; così troverai grazia davanti al Signore; perché grande è la potenza del Signore e dagli umili egli è glorificato » (Sir 3,17-20). E l’apostolo San Pietro insiste allo stesso modo: « Ugualmente, voi, giovani, siate sottomessi agli anziani. Rivestitevi tutti di umiltà gli uni verso gli altri, perché Dio resiste ai superbi, ma dà grazia agli umili. Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, perché vi esalti al tempo opportuno, gettando in lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi. Siate temperanti, vigilate » (1 Pt 5,5-8).

Queste parole sono per tutti noi, ma soprattutto per i più giovani ai quali manca ancora l’esperienza della vita; perciò, l’apostolo raccomanda loro che siano sottomessi, temperanti e vigili, per non essere ingannati dalle illusioni della vita, dagli appetiti oregolati della natura e dalle seduzioni diaboliche del mondo. Succede che – continua San Pietro – « il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede, sapendo che i vostri fratelli sparsi per il mondo subiscono le stesse sofferenze di voi. E il Dio di ogni grazia, il quale vi ha chiamati alla sua gloria eterna in Cristo, egli stesso vi ristabilirà, dopo una breve sofferenza vi confermerà e vi renderà forti e saldi » (1 Pt 5,8-10).

Sì, fermi nella fede, nella speranza e nella carità, tutti dobbiamo lottare per ottenere la vittoria sul male e raggiungere la pace, la gioia e la beatitudine nella casa del nostro padre che è Dio; e noi tutti uniti formiamo la sua famiglia.

I figli non potranno mai dimenticare né mettere da parte il rispetto, la gratitudine e l’aiuto che devono ai propri genitori, che nei loro confronti sono l’immagine di Dio. A dire il vero, come essi si sono sacrificati per allevarli, educarli e collocarli sul cammino della vita, anche figli, in cambio, hanno il dovere di sacrificarsi per dare piacere, gioia e tranquillità ai loro genitori, soccorrendoli e aiutandoli se ne hanno bisogno. In modo che tutto sia fatto per vero amore e con gli occhi posti su Dio: « Qualunque cosa facciate, fatela di cuore come per il Signore e non per gli uomini sapendo che come ricompensa riceverete dal Signore l’eredità. Servite a Cristo Signore » (Col 3,23- 24). Così godremo della sua amicizia, come egli ci ha dichiarato: « Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando » (Gv 15,12). E cosa ha ordinato? « Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati » (Gv 15,12).

È così che la famiglia si santifica, cresce e prospera: nell’unione, nella fedeltà, nella comprensione reciproca, nel perdono che genera la pace, la gioia, la fiducia e l’amore.

Ave Maria!