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Gli appelli del Messaggio di Fatima

Per  una maggiore comprensione del messaggio che “Nostra Signora del Rosario” ci ha dato a Fatima, affidandolo ai tre Pastorelli Lucia, Francesco e Giacinta, ogni sabato, escluso il primo sabato del mese, leggiamo e riflettiamo su  alcuni stralci dell’opera “ Gli Appelli  del messaggio di Fatima”  scritto da Suor Lucia di Gesù e del Cuore Immacolato ( nome assunto da religiosa da Lucia dos Santos, pastorella di Fatima).

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Appello a smettere di offendere Dio



Quindicesimo appello del Messaggio: « Non offendete più Dio Nostro Signore che è già molto offeso» (Nostra Signora, 13 ottobre 1917) – (Parte 1° di 2)

Questo appello, che il Messaggio ci fa qui, è più che altro un richiamo al rispetto del primo di tutti i comandamenti della legge di Dio, ossia, l’amore verso Dio. Il precetto di amare Dio non è solo il primo dei comandamenti per la grandezza unica del destinatario a cui si rivolge, ma anche perché questo amore ci deve portare a compiere con fedeltà tutti gli altri precetti.

Dio parlando al suo popolo attraverso Mosè disse: « Ascolta Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti dò, ti stiano fissi nel cuore; li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando sarai seduto in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come un segno, ti saranno come un pendaglio tra gli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte » (Dt6,4-9)

Quest’insistenza di Dio che la legge del suo amore sia fissata nel nostro cuore, che sia legata come simbolo sul nostro braccio e come pendaglio davanti ai nostri occhi, che sia scritta sugli stipiti e sulle porte della nostra casa, è perché sia sempre presente nel nostro spirito, perché sia meditata notte e giorno e la insegniamo ai nostri figli, ai nostri fratelli e a tutti coloro che ci circondano. Questo amore dev’essere la guida dei nostri passi, la luce delle nostre aspirazioni e l’ideale dei nostri desideri; dev’essere la guida dei nostri passi, cioè dobbiamo camminare sul sentiero dell’amore.

Un giorno, i farisei andarono a parlare con Gesù e uno di loro, un dottore della legge, gli domandò: «“Maestro, qual è il più grande comandamento della legge?”. Gli rispose: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti” » (Mt 22,34-40). Questo secondo comandamento, che Gesù cita, era stato ordinato da Dio al suo popolo in questi termini: « Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. lo sono il Signore. Osserverete le mie leggi» (Lv 19,18-19).

Il senso del Messaggio è nell’osservanza di questi comandamenti: Non offendete più Dio nostro Signore. Tutti sappiamo che è con il peccato che offendiamo Dio, mancando a questo comandamento dell’amore che dobbiamo a lui, al prossimo e a noi stessi; sì, a noi stessi, perché ci facciamo dei gravi danni, forse senza pensarci né rendercene conto.

Offendiamo Dio perché trasgrediamo i suoi precetti visto che sono una manifestazione del suo amore per noi. Come l’amore di un padre che prende il figlio per mano e gli indica la via che deve seguire per ottenere la felicità e l’eredità dei suoi beni; se il figlio diventa indocile e ribelle, se disdegna gli insegnamenti paterni, è chiaro che ferisce e offende suo padre nel punto più delicato del suo cuore che è l’amore.

Allo stesso modo, quando disprezziamo o violiamo i comandamenti di Dio, anche lui si sente ferito e offeso in ciò che ha di più grande che è l’amore paterno con cui ci ha creati; con cui ci ha circondati di attenzioni e dolcezze in tutto quanto ci circonda di buono e che ha pensato per il nostro bene; con il quale ci ha redenti dal peccato e ci ha aperto le porte del cielo; con il quale ci concederà parte dell’eredità del suo regno. Per questo, ogni peccato è un’offesa a Dio nostro Padre e un disprezzo del suo amore, dato che preferiamo il peccato all’amore che dobbiamo a Dio e al possesso del suo regno, pur sapendo che attraverso il peccato ne perdiamo il diritto.

Ecco, questo proposito, la parola sicura dell’apostolo san Paolo: « Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà. Purché questa libertà non divenga un pretesto per vivere secondo la carne, ma mediante la carità siate a servizio gli uni degli altri. Tutta la legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: amerai il prossimo tuo come te stesso. Ma se vi mordete e divorate a vicenda, guardate almeno di non distruggervi del tutto gli uni gli altri! Vi dico dunque: camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare i desideri della carne; la carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste. Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete più sotto la legge. Del resto le opere della carne sono ben note: fornicazione, impurità, libertinaggio, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere; circa queste cose vi preavviso, come già ho detto, che chi le compie non erediterà il regno di Dio. Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c’è legge. Ora quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la loro carne con le sue passioni e i suoi desideri. Se pertanto viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito» (Gal 5,13-25).

L’apostolo ci sta dicendo ciò che dobbiamo fare per osservare l’appello del Messaggio che ci dice: «Non offendete più Dio! » …….